Lo show, andato in onda su Rai 1, ha mostrato pregi e difetti dell’industria cinematografica italiana
Con la consegna dei David di Donatello, il cinema italiano tira le somme. Siamo in una fase di ristrutturazione, il fondo del barile è stato quasi raschiato. Non è un caso che i film italiani più rappresentativi parlino di malessere, bassifondi, violenza e quant’altro. Le commedie ormai non fanno più ridere nemmeno i polli.
L’investimento massiccio in scuole di formazione (specialmente in sceneggiatori/sceneggiatrici) appare la via migliore. Ma ancora non è stato fatto. I film candidati alla 64a edizione dei David di Donatello erano 23, ma solo 7 hanno vinto. Cosa piuttosto emblematica.
Hanno vinto i soliti, gli autori: Garrone, Sorrentino, Moretti. Oltre a qualche promettente esordiente come Cremonini (regista dell’acclamato Sulla mia pelle). Naturalmente il presidente dell’Anica, tal Francesco Rutelli, e i distributori hanno girato la frittata e hanno dato la colpa al fatto che il mercato cinematografico in Italia parte a settembre e termina a marzo. Durante tutta la cerimonia hanno fatto spot in pompa magna per pubblicizzare un’offerta spalmata su 12 mesi. Oltre a qualche incentivo come i Cinemadays: dal 1 al 4 aprile si poteva andare in sala con 3€. Ma l’offerta di film era veramente bassa.
Ma cosa mai ci sarà quest’estate al cinema? La qualità del cinema italiano è rasa al suolo. L’amministratore delegato di Vision, Nicola Maccanico (ex ad di Warner Bros Italia nonché figlio del politico Antonio), ha detto in un’intervista che il cinema italiano non può competere con altre cinematografie. Soprattutto a livello produttivo. Ritengo abbia detto la verità.
Allora ecco che è stato fatto un compromesso con le major americane. Venghino signori venghino, portate in sala i vostri blockbuster! Già dal mese di marzo di quest’anno, la proposta è veramente scarsa. L’unica speranza è l’effetto Cannes che dovrebbe portare a maggio qualche novità. Nei mesi caldi usciranno i soliti remake, reboot e sequel made in Disney e i soliti franchise: dal Re Leone a Toy Story 4, da Men in Black a X-Men, da Pets 2 a Annabelle 3, da It Capitolo 2 a Spider-man far from home. Ne riparlerò, come di consueto ai primi di luglio, in occasione del Cinè di Riccione. In tale occasione le distribuzione riveleranno tutte le uscite del secondo semestre del 2019.
Risultato? A livello di mercato i film italiani tirano meno del 25% dell’intero boxoffice. Nel mese di marzo di quest’anno le cose stanno peggiorando. Gli incassi dicono che c’è stato un crollo verticale. Se si continua così, in estate la situazione non può che peggiorare visto la (quasi) totale assenza di titoli italiani di qualità. Anche se nella prossima stagione cinematografica sono attese le nuove pellicole di Amelio, Salvatores, Mainetti, Garrone, Carrisi, Bellocchio. Lecito attendersi qualcosa in più, in attesa del Festival di Cannes a maggio.
La cerimonia della premiazione dei David di Donatello 2019 tuttavia è stata abbastanza fiacca e povera a livello di spettacolo. Tutto fatto in fretta e furia, senza suspance. Buona parte del pubblico non conosceva nemmeno la metà dei film in nomination. La vera sfida sembra la sopravvivenza del sistema.
All’estero questi premi contano quanto il due di picche. Contano di più sia la Festa del cinema di Roma e la Mostra di Venezia che sono vetrine importantissime anche per le altre cinematografie. Non a caso il vincitore del David per il miglior film straniero è stato “Roma” di Alfonso Cuaron. Guarda caso il Leone d’Oro a Venezia 2018, nonché immensa “leccata” al produttore Netflix.
Tuttavia, rispetto agli Oscar 2019, in Italia si è seguito un’altra strada: il riconoscimento dei valori attuali del nostro cinema.
“Dogman” di Matteo Garrone ha vinto 9 premi meritatissimi su 16 candidature complessive. Stranamente Marcello Fonte non ha ricevuto alcun David, dopo aver stravinto ovunque in Europa (Cannes compreso). Non a caso Dogman era il candidato italiano per gli Oscar. E’ uscito troppo presto dalla contesa, meritava di più. Solo il finale del film descrive in modo sintetico e perfetto determinate dinamiche oggi più che mai attuali.
Dopo Garrone, ecco 4 premi meritatissimi per “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini. Il regista è stato premiato con miglior esordiente oltre al coraggio dei produttori e dell’attore Alessandro Borghi. Proprio quest’ultimo ha fatto la cosa più bella della serata. “Questo premio è di Stefano Cucchi” – ha detto l’attore, molto emozionato, sul palco – “E’ un premio che voglio dedicare agli esseri umani e all’importanza di essere considerati tali a prescindere da tutto”. Borghi ha anche ringraziato la famiglia di Cucchi per la fiducia e poi la sua: “Grazie davvero alle persone che mi arricchiscono e alla mia famiglia, questo film è stato complicato e loro ne hanno pagato le conseguenze”. Visti i tempi, non si può che complimentarsi con lui.
Dopodichè ecco due esponenti della scuola napoletana con 2 premi ciascuno: “Loro” di Paolo Sorrentino (parte 1 e parte 2) e “Capri Revolution” di Mario Martone. Oltre al premio per “Il vizio della speranza” all’attrice Marina Confalone per il film di Edoardo De Angelis, ambientato in Campania.
Due David anche per il non eccelso “Chiamami con il tuo nome” di Guadagnino. Completano il quadro un David a testa per Nanni Moretti per il meraviglioso documentario “Santiago Italia” e per “Il ragazzo invisibile seconda generazione” di Gabriele Salvatores (effetti visivi per Victor Perez). Miglior cortometraggio a Alessandro Di Gregorio per “Frontiera”. David Speciali a Alessandra Lo Schiavo, scenografa premio Oscar nonché moglie del maestro Dante Ferretti, e a Tim Burton per la sua incredibile carriera. Il maestro americano era in Italia a presentare il suo ultimo lavoro: “Dumbo”. Poi c’era anche il premio speciale per Uma Thurman, indimenticabile musa di Quentin Tarantino, che esordì al cinema proprio nel Belpaese a Cinecittà lavorando per “Le avventure del barone di Munchausen” di Terry Gilliam nel 1988. Vista l’importanza del premio, la gentile Uma ha commesso una gaffe: se l’era svignata a gambe lasciando il premio nello studio.
Dimenticabile la scelta del David dello Spettatore a Gabriele Muccino. “A casa tutto bene”, d’accordo, è stato il film italiano che ha fatto maggiori incassi, ma sentir parlare il regista romano è qualcosa di agghiacciante (vedi qui).
Ma a proposito di gaffe, la più grossa è stata fatta con Roberto Benigni. Quando è salito sul palco a premiare Tim Burton, il pubblico non si è alzato in piedi. Così Carlo Conti è stato costretto a richiamare l’attore e comico toscano per ricordare il ventennale della vittoria agli Oscar nel marzo 1999. All’epoca “La vita è bella” conquistò 3 statuette commuovendo l’America. Dopo di lui, tra gli italiani, solo Sorrentino con “La grande bellezza” è riuscito nell’impresa.
Incredibile e non poco la scelta di non premiare la bravissima Alice Rohrwacher per “Lazzaro Felice”. Un film che ha vinto pure a Cannes (miglior sceneggiatura originale). E’ tra le 5 pellicole italiane più belle della scorsa stagione. Ma eccoci all’ultimo tasto dolente. Per tutto il red carpet tutti sprizzavano gioia da tutti i pori. “E’ la prima volta che due donne sono candidate al David come miglior regista” (la già citata Rohrwacher e Golino per Euforia) – hanno ripetuto distributori, attori, produttori e vertici del cinema italiano. Poi a spuntarla è stato Garrone (premio sacrosanto). Il cambiamento sarà per l’anno prossimo, viene da dire. Ma ciò dimostra che il sistema cinematografico italiano ha dei problemi e degli eccessi di retorica (e di vecchiaia) che prima o poi dovranno essere cambiati. La verità che questi David di Donatello fanno traspirare è che il sistema cinematografico italiano è palesemente in crisi, ha bisogno di investimenti e deve smetterla di svendere il proprio mercato agli americani. Dopo tutto sono stati proprio gli italiani a insegnare nel mondo come si fa cinema: non solo a livello di tecnica, ma soprattutto le cosiddette professioni artigiane necessarie per farlo. Oggi la carenza sta diventando emergenza e quanto di buono abbiamo fatto nel passato lo stiamo buttando via. L’Italia s’è desta, ma questi con David di Donatello c’è poco da montarsi la testa.
David di Donatello 2019: i vincitori
– Miglior film: ‘Dogman’ di Matteo Garrone
– Miglior regia: Matteo Garrone per ‘Dogman’
– Miglior regista esordiente: Alessio Cremonini per ‘Sulla mia pelle’
– Miglior attore protagonista: Alessandro Borghi (‘Sulla mia pelle’)
– Miglior attrice protagonista: Elena Sofia Ricci (‘Loro’ di Paolo Sorrentino)
– Miglior attore non protagonista: Edoardo Pesce (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Miglior attrice non protagonista: Marina Confalone (‘Il vizio della speranza’)
– Miglior sceneggiatura originale: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso e Ugo Chiti (‘Dogman’)
– Miglior sceneggiatura non originale: James Ivory, Luca Guadagnino e Walter Fasano (‘Chiamami col tuo nome’ di Luca Guadagnino)
– Miglior produttore: Cinemaundici e Lucky Red
– Miglior autore della fotografia: Nicolaj Bruel (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Miglior musicista: Sascha Ring e Philipp Thimm (‘Capri-Revolution’ di Mario Martone)
– Miglior canzone originale: ‘Mistery of love‘ di Susfjan Stevens (‘Chiamami col tuo nome’ di Luca Guadagnino)
– Miglior scenografo: Dimitri Capuani (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Miglior costumista: Ursula Patzak (‘Capri-Revolution’ di Mario Martone)
– Miglior truccatore: Dalia Colli e Lorenzo Tamburini (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Miglior acconciatore: Aldo Signoretti (‘Loro’ di Paolo Sorrentino)
– Miglior montatore: Marco Spoletini (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Miglior suono: Maricetta Lombardo, Alessandro Molaioli, Davide Favargiotti, Mauro Eusepui, Mirko Perri e Michele Mazzucco (‘Dogman’ di Matteo Garrone)
– Migliori effetti visivi: Victor Perez (‘Il ragazzo invisibile – Seconda generazione’ di Gabriele Salvatores)
– Miglior documentario: ‘Santiago, Italia‘ di Nanni Moretti
– Miglior film straniero: ‘Roma‘ di Alfonso Cuaron
– Miglior cortometraggio: ‘Frontiera‘ di Alessandro Di Gregorio
– Premio David Giovani: ‘Sulla mia pelle‘ di Alessio Cremonini.
Immagine Ansa da www.tgcom24.mediaset.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.