Le elezioni per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, tenutesi lo scorso 27 ottobre, hanno rappresentato un piccolo terremoto politico nel Sol Levante.
I conservatori della coalizione composta dal Partito Liberal-Democratico e dal Nuovo Komeito hanno ottenuto 215 seggi.
Il PLD, il quale aveva 256 seggi nella Camera uscente, ha ottenuto 191 deputati (132 eletti con il maggioritario e 59 con il proporzionale) mentre il Nuovo Komeito, che contava su 32 seggi, ha eletto 24 deputati (4 al maggioritario e 20 al proporzionale).
La somma dei due partiti è quindi di 215 seggi.
Nell’ex opposizione: la destra del Partito dell’Innovazione del Giappone, il quale contava su 43 eletti, ha ottenuto 38 deputati (23 al maggioritario e 15 al proporzionale); il Partito Costituzionale Democratico, principale forza progressista e che aveva 98 deputati, ha eletto 148 parlamentari (104 al maggioritario e 44 al proporzionale); i centristi del Partito Democratico per il Popolo di Yuichiro Tamaki hanno eletto 28 deputati (ne avevano 7) dei quali 11 al maggioritario e 17 al proporzionale; Reiwa Shinsengumi, formazione progressista a sinistra del PCD, ha triplicato gli eletti passando a 9 deputati (tutti eletti con il proporzionale); 2 i seggi persi dal Partito Comunista che ha eletto 8 parlamentari (Seiken Akamine al maggioritario nel collegio di Okinawa e 7 al proporzionale); ottavo partito Sanseito – formazione di destra populista ed antivaccinista – la quale contava un deputato nella Camera uscente – che ha eletto 3 deputati al proporzionale; 3 i seggi anche per il Partito Conservatore del Giappone; confermato il proprio unico seggio (all’uninominale) dal Partito Socialdemocratico. Dodici i deputati indipendenti.
Tra quanti hanno perso il proprio seggio, spiccano l’ex Segretario e due volte ministro (per quattro anni alle Politiche Economiche e Fiscali e per due all’Economia, Industria e Commercio con Shinzo Abe come premier), Akira Amari; l’ex ministro dell’Istruzione ed ex numero uno della fazione Abe all’interno del PLD, Hakubun Shimomura (candidatosi come indipendente in quanto sospeso dal partito); l’ex ministra all’organizzazione dei Giochi Olimpici, Tamayo Marukawa; Tsuyoshi Takagi, anch’egli membro della disciolta corrente Abe ed ex capogruppo del PLD, candidatosi come indipendente.
Sconfitti anche i ministri in carica alla Giustizia, Hideki Makihara, ed all’Agricoltura, Yasuhiro Ozato nonché il Presidente del Nuovo Komeito, Keiichi Ishii, ed il suo vice, Shigeki Saito.
Dopo 15 anni di assenza dalla Dieta, ritorna invece alla Camera dei Rappresentanti, come portabandiera del Partito Conservatore del Giappone (formazione di ultradestra), l’ex sindaco di Nagoya, Takashi Kawamura, il quale, primo cittadino dal 2009, si era dimesso proprio per partecipare a queste elezioni.
Eletto per la prima alla Camera bassa, l’ex senatore – tra i massimi rappresentanti della corrente Abe – ed ex ministro dell’Economia, Industria e Commercio, Hiroshige Seko. Seko, il quale aveva lasciato il PLD dopo essere stato sanzionato per la vicenda dei fondi neri, ha sconfitto, nel collegio 2 di Wakayama, gli altri candidati tra i quali spicca Nobuyasu Nikai, figlio del più noto Toshihiro.
Eletto anche Yasutoshi Nishimura, già ministro con le stesse deleghe di Seko ed escluso anch’egli dalle liste liberal-democratiche.
Man mano che giungevano i risultati, il premier Ishiba ha provato ad aprire all’opposizione proponendo una sorta di accordo tema per tema.
Una proposta subito bocciata come “inaccettabile” dal numero uno dei costituzional-democratici, Yoshihiko Noda.
In ogni caso, la formazione di un nuovo esecutivo sarà complicata, nonostante le precedenti cooperazioni tra il PCD ed il Partito dell’Innovazione, la distanza programmatica tra i vari partiti dell’opposizione e la presenza di diversi deputati che si opponevano da destra al PLD, rende ardua, per i ristretti numeri espressi dai progressisti che rappresentano il blocco numerico di maggior peso, la costruzione di una nuova maggioranza.
(con informazioni di mainichi.jp)
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