“Non compro riso, grazie ai miei sostenitori ne sono pieno. Ne ho così tanto a casa che posso venderlo”. Ha suscitato forti polemiche la frase pronunciata, nel corso di una iniziativa del PLD tenutasi nella Prefettura di Saga il 18 maggio, dal ministro dell’Agricoltura Taku Eto.
Ishiba ha subito definito le affermazioni del ministro, le quali avvengono nell’anno in cui il prezzo del riso ha raggiunto livelli record, “inappropriate”.
“La gente non si fiderà di lui. Non è all’altezza del compito” ha dichiarato il capo del Partito Costituzionale Democratico, Yoshihiko Noda, invitando lo stesso a fare un passo indietro.
Mercoledì, il ministro Eto ha rassegnato le proprie dimissioni venendo sostituito da Shinjiro Koizumi, già ministro dell’Ambiente – tra il 2019 ed il 2021 – con Shizo Abe e poi con Yoshihide Suga.
Ishiba “ha la grave responsabilità di averlo nominato e del ritardo nella sua rimozione” ha dichiarato il Segretario del Partito Comunista, Akira Koike.
Lo stesso giorno, Ishiba ha sostenuto che il governo compirà passi adeguati per far scendere il prezzo del riso ma respinto le richieste delle opposizioni e degli alleati del Nuovo Komeito circa un taglio dell’imposta sui consumi almeno sui prodotti alimentari.
Nelle sue prime dichiarazioni da titolare del dicastero, Koizumi ha auspicato che il prezzo scenda ad una cifra compresa tra i 2.000 ed i 3.000 yen per cinque chilogrammi. Il ministro ha annunciato che il riso parte delle scorte pubbliche sarà immesso sul mercato mediante contratti con grossisti e non più venduto all’asta. Per quest’anno, Koizumi ha dichiarato che le proiezioni assegnano una produzione pari a 7.190.000 tonnellate e cioè 400.000 in più rispetto all’anno scorso e picco degli ultimi cinque anni.
A nome del Partito Comunista, Tomoko Tamura ha sottolineato come il cuore della questione risieda nel calo del numero dei produttori e nella diminuzione della superficie coltivata a riso che ha avuto come effetto una diminuzione dell’offerta, tra giugno 2023 e giugno 2024, pari a 440.000 tonnellate. Tamura ha poi sottolineato come il taglio dei sussidi, iniziato nel 2018, abbia prodotto per i coltivatori minori redditi pari a 150 miliardi di yen annui accelerando il calo del numero dei produttori.
Sul lavoro, un tavolo consultivo dell’esecutivo ha proposto, martedì scorso, di includere 17 settori (tra essi edilizia, alimentare ed edilizia) nel nuovo programma di concessione di visti per tirocinanti stranieri che andrà a sostituire quello attualmente in vigore.
L’organismo ha anche proposto di aggiungere altri settori nel quadro di concessione di visti per lavoratori specializzati.
Frattanto, una commissione interna al Partito Liberal-Democratico ha elaborato una proposta di normativa che prederebbe, per gli stranieri residenti nel Paese, il pagamento anticipato di alcune mensilità del premio dell’assicurazione sanitaria pubblica onde evitare fenomeni di evasione che risulterebbero – stando ad un’indagine condotta sui residenti in 10 enti locali – particolarmente elevati (il 37% nello specifico).
Venerdì scorso, il Commissario Generale dell’Agenzia Nazionale di Polizia, Yoshinobu Kusunoki, nel corso di una conferenza stampa, ha invece dichiarato che – alla luce di alcuni recenti incidenti – saranno rese più stringenti le regole che consentono la conversione di una patente straniera. Ai richiedenti sarà richiesto un certificato di residenza (non sarà più possibile, quindi, dichiarare come propria residenza un albergo) e saranno aumentate le domande della prova che viene effettuata per ottenere la conversione.
In parlamento, intanto, maggioranza e opposizione stanno discutendo di una possibile riforma del sistema pensionistico. Comunisti e costituzional-democratici intendono cancellare l’attuale sistema che, legando le pensioni ad alcuni indicatori macroeconomici, impedisce che esse crescano al pari dell’inflazione almeno fino al 2052.
“È davvero giusto continuare a tagliare le pensioni per altri 27 anni? Le pensioni di base saranno ridotte di circa tre quarti. I tagli saranno maggiori per le persone con pensioni basse” ha dichiarato Takaaki Tamura del Partito Comunista durante la seduta del 21 maggio della commissione Salute, Lavoro e Welfare della Camera bassa. Tamura ha sottolineato che coloro che, il prossimo anno, inizieranno a ricevere la pensione a 65 anni continueranno a vedere i tagli alle proprie pensioni fino a 91 anni.
Il giorno successivo, si sono incontrati rappresentanti del Partito Costituzionale, del PLD e del Nuovo Komeito per avviare discussioni circa un aumento delle pensioni di base.
Nell’istruzione, nel 2024, il numero di studenti giapponesi che si sono recati all’estero sono stati 336.708: oltre una volta e mezzo in più rispetto all’anno precedente. Coloro che sono stati all’estero per oltre un mese sono stati 57.044; tra sei e dodici mesi 10.420 mentre 2.122 si trovano fuori dall’Arcipelago da oltre un anno.
Il maggior numero di studenti si sono recati negli Stati Uniti (13.517) mentre 9.163 si sono recati in Australia, 8.383 in Repubblica di Corea, 5.048 nella provincia di Taiwan (+181,5% sul 2023) e 3.133 in Cina.
Circe le scommesse sportive, 6.450 miliardi di yen sono stati giocati – in violazione della legge – da giapponesi residenti nell’Arcipelago su piattaforme e siti web con sede all’estero. Circa 1.000 miliardi sono stati giocati da residenti in Giappone su eventi sportivi nipponici utilizzando servizi siti all’estero. I dati sono stati comunicati, nel corso di una conferenza tenutasi nella capitale il 14 maggio, dal Consiglio per la Promozione dell’Ecosistema per gli Sport.
In politica estera, l’Imperatore Naruhito ha incontrato, lo scorso 19 maggio, i Presidenti di Lettonia e Bulgaria, Edgars Rinkevics e Rumen Radev, i quali si trovano in visita in Giappone per partecipare all’Esposizione di Osaka.
Radev ha incontrato, martedì scorso, il premier giapponese con il quale ha discusso principalmente di cooperazione economica bilaterale.
Mercoledì, il premier Ishiba ha incontrato il Presidente del Paraguay, Santiago Peña, concordando il miglioramento delle relazioni bilaterali, principalmente in funzione di contrasto all’influenza cinese nell’America meridionale. Il Paraguay, oltre a non essere più un Paese progressista dal colpo di Stato che depose Fernando Lugo nel 2012, mantiene relazioni con Taiwan.
Venerdì, intanto, il premier ha avuto un colloquio telefonico con Donald Trump sulla questione dei dazi. I due capi di governo potrebbero incontrarsi in giugno al summit del G7 che si terrà in Canada. “Gli ho detto che spero di vedere riunioni produttive a livello ministeriale ed ha concordato. Abbiamo anche convenuto circa la necessità di una maggiore cooperazione bilaterale anche nel campo della sicurezza economica” ha affermato Ishiba.
Lo stesso giorno, la Casa Bianca ha annunciato il via libera, piuttosto inaspettato, da parte di Trump all’acquisizione da parte di Nippon Steel della statunitense U.S. Steel. Per Trump, il piano creerà 70.000 posti di lavoro negli Stati Uniti ed avrà ricadute sull’economia per 14 miliardi di dollari. La sede di U.S. Steel rimarrà negli Stati Uniti e Nippon Steel dovrebbe iniziare ad investire entro i prossimi 14 mesi.
“U.S. Steel ha accettato oltre un anno fa di essere acquisita dalla giapponese Nippon Steel, un accordo che rappresenta un’opportunità straordinaria per garantire il futuro della nostra azienda, investire nelle nostre comunità e promuovere un’industria siderurgica più competitiva, innovativa e resiliente. L’accordo rafforzerebbe la posizione globale dell’America, rafforzando un’alleanza con uno dei nostri più forti alleati e consentendoci di contrastare più efficacemente la palese e incontrollata manipolazione del mercato da parte della Cina. Da allora, il presidente Biden e il presidente eletto Donald Trump si sono dichiarati contrari all’accordo, sostenendo che U.S. Steel dovrebbe essere di proprietà americana. […] Capisco che la vendita di un’azienda iconica come U.S. Steel susciti emozioni profonde e le condivido. U.S. Steel è un’istituzione che ha contribuito a plasmare questa nazione. Ma mentre onoriamo la nostra storia, dobbiamo anche confrontarci con la realtà odierna. U.S. Steel non è più il leader del settore che era ai tempi di Andrew Carnegie. Siamo solo il terzo produttore di acciaio negli Stati Uniti e solo il 24° a livello mondiale. Il nostro picco occupazionale è stato raggiunto nel 1943, e la produzione nel 1953. I nostri principali clienti ora sono le case automobilistiche e i produttori di elettrodomestici, non i settori militare e infrastrutturale che un tempo ci caratterizzavano.
Questo accordo è la soluzione migliore per U.S. Steel e la migliore per l’America. In effetti, è l’unica opzione che manterrebbe intatta U.S. Steel.
Abbiamo ricevuto il sostegno dei nostri lavoratori siderurgici, dei rappresentanti eletti localmente e delle nostre comunità. Oggi invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il successo di questa azienda e il futuro dell’industria siderurgica americana a collaborare per fare ciò che è giusto e concludere questo accordo.
Nippon Steel ha assunto impegni significativi, legalmente vincolanti, nei confronti dei nostri lavoratori e dei nostri stabilimenti. Nippon Steel ha promesso che U.S. Steel manterrà il suo nome e la sua sede centrale a Pittsburgh, come azienda organizzata a livello nazionale. Avrà una squadra dirigenziale americana e gli americani rappresenteranno la maggioranza del suo consiglio di amministrazione. Nippon investirà quasi 3 miliardi di dollari negli stabilimenti U.S. Steel rappresentati dai sindacati, garantirà oltre 4.000 posti di lavoro in Pennsylvania e Indiana e ne creerà circa 5.000 in più.
Manterrà i nostri prodotti estratti, fusi e realizzati in America, impegnandosi a non chiudere permanentemente gli impianti di produzione di U.S. Steel in America e a non importare prodotti semilavorati in acciaio […].
Inoltre, si è impegnata a tutelare al meglio gli interessi di U.S. Steel nel commercio estero e a difendere l’azienda da pratiche sleali. U.S. Steel potrà perseguire i propri obiettivi commerciali, indipendentemente dalle posizioni di Nippon Steel.
Questo è il futuro che i nostri dipendenti e il nostro Paese meritano. Questo è il futuro che Nippon Steel offre e che non si materializzerà senza di esso. U.S. Steel non ha le risorse per effettuare questi investimenti […]. Operiamo in un settore sottoposto ad un’enorme pressione, sia dalle richieste di rendere le nostre attività più rispettose del clima, sia dall’incessante eccesso di offerta di acciaio cinese. Queste sfide richiedono decisioni coraggiose e strategiche. […] I nostri concorrenti in Cina stanno prestando a questa transazione la stessa attenzione che stiamo prestando noi e sperano che fallisca. Con questo accordo, i posti di lavoro dei nostri lavoratori sarebbero più sicuri, i nostri clienti sarebbero serviti meglio e il dominio della Cina nella produzione mondiale di acciaio si indebolirebbe. Senza di esso, diventeremmo più vulnerabili. Non dobbiamo permettere che ciò accada. Nippon Steel e U.S. Steel sono pronte a finalizzare la transazione e a garantire un futuro più solido all’acciaio americano. David B. Burritt è presidente e amministratore delegato della U.S. Steel” aveva scritto, lo scorso dicembre, David Burritt, presidente della società statunitense, il quale sembra essere riuscito a convincere il governo statunitense della bontà della proposta giapponese.
Il tema dei dazi è stato invece assente dalla dichiarazione finale del summit dei ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche centrali tenutosi a Banff (Canada). La dichiarazione è stata un florilegio di frasi di circostanza ed ha confermato la linea comune circa il congelamento dei beni russi detenuti nei Paesi del gruppo.
Sulla questione, un “dialogo produttivo” è stato invece espresso, giovedì scorso, da Masanori Katayama, numero uno dell’Associazione Giapponese dei Produttori di Automobili. Il settore delle auto, compresa la componentistica, è uno dei più importanti per il Sol Levante ed il mercato statunitense rappresenta uno dei maggiori sbocchi delle esportazioni giapponesi. Nel 2024, sono state esportate dal Giappone verso gli Stati Uniti 1.370.000 vetture pari al 28,3% del totale delle esportazioni giapponesi verso quel Paese. Nello stesso anno, 3.280.000 auto sono state costruite, su suolo statunitense da aziende giapponesi.
In ambito militare, nel 2024, il numero di decolli ed atterraggi di velivoli militari statunitensi presso la base di Ginowan dovrebbe essere stato di 17.853: il 40% in più rispetto all’anno precedente. Il dato è sbalorditivo se si considera che molte attività di addestramento sono state spostate nel territorio statunitense di Guam ed in altre parti dell’Arcipelago.
Ben 3.716 (+70% rispetto al 20239 i voli effettuati dagli Osprey, velivoli al centro, specialmente negli ultimi anni di incidenti anche mortali.
Lo scorso 23 maggio, il ministro incaricato al tema, Ryosei Akazawa, è volato nuovamente a Washington per colloqui con Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio, e Howard Lutnick, ministro per la medesima materia. Secondo Akazawa, gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto l’importanza del Giappone per la propria economia.
Giovedì scorso, il premier ha sostenuto – nonostante ciò sia in violazione della Dichiarazione di Potsdam – maggiore cooperazione con gli alleati nello sviluppo e nella produzione di armi con i Paesi alleati. Le dichiarazioni sono avvenute nell’ambito della visita di Ishiba ad un’esposizione di equipaggiamenti bellici tenutasi a Chiba.
Tra i Paesi oggetto delle attenzioni di Tokyo vi sono la Russia, la RPDC e la Cina, nazione che, secondo il premier, “ha costantemente tentato di cambiare lo status quo con la forza nei mari Cinese Orientale e Meridionale”.
In economia, il deficit della bilancia commerciale di aprile è stato pari a 115,85 miliardi di yen. Le esportazioni sono cresciute del 2% per complessivi 9.160 miliardi mentre le importazioni sono calate del 2,2% per un totale pari a 9.270 miliardi.
Il Sol Levante ha registrato un surplus con gli Stati Uniti (780,60 miliardi e +14,3% rispetto ad aprile 2024).
Nei confronti della Cina, invece, il Giappone ha registrato, per il quarantanovesimo mese consecutivo, un deficit: nello specifico pari a 679,12 miliardi (+28,5% rispetto al medesimo mese dell’anno precedente).
Circa l’inflazione, ad aprile essa è stata del 3,5% rispetto allo stesso mese del 2024. Il dato segue il +3,2% di marzo. Escludendo energia ed alimenti freschi, il tasso è stato del 3%. I costi dell’energia, a fronte della significativa riduzione di alcuni sussidi pubblici, sono cresciuti del 9,3% (a marzo la crescita era stata del 6,6%) con le bollette della luce cresciute del 13,5% e quelle del gas del 4,7%.
Rimaste invariate, le prospettive di crescita indicate nell’ultimo rapporto mensile sullo stato dell’economia realizzato dal governo. Nel rapporto di maggio si afferma che, nonostante le preoccupazioni, i dazi statunitensi non sembrano mostrare effetti sulle importazioni e le esportazioni nipponiche e che l’economia sta “recuperando moderatamente”.
Frattanto, i salari reali sono scesi, per l’anno fiscale 2024, dello 0,5%. Il dato segue il -2,2% registratosi nel 2023. In termini nominali, i salari sono aumentati del 3% (349.388 yen al mese di media) ma l’inflazione è cresciuta del 3,5%.
Nel turismo, il numero di visitatori stranieri giunti in aprile è stato di 3,9 milioni: record assoluto per un singolo mese e pari al 28,5% in più rispetto ad aprile 2024.
Per nazionalità, oltre 765.000 erano cinesi, 721.000 sudcoreani e 537.600 provenivano da Taiwan.
Nell’auto, Honda Motor ha annunciato, martedì scorso, che taglierà del 30% il proprio piano di investimenti nelle auto elettriche che terminerà nel 2030 il quale passerà da 10.000 a 7.000 miliardi di yen. Il taglio è stato motivato dalla crescita, inferiore al previsto, del mercato delle vetture elettriche. Posposto, al 2030 rispetto al 2028, anche il piano di investimenti da 1.500 miliardi di yen volto alla creazione di un impianto per la produzione di batterie in Canada.
Mitsubishi Motor ha invece annunciato che, abbandonando un precedente piano, non investirà i 200 milioni di euro in una joint venture creata con Renault per la produzione di veicoli elettrici e che venderà le azioni possedute nella stessa. La decisione segue quella di Nissan Motor di ritirare il proprio piano di investimenti in Ampere da 600 milioni.
Nissan Motor, invece, secondo indiscrezioni apparse sulla stampa, potrebbe vendere la propria sede nazionale a Yokohama nell’ambito del piano di ristrutturazione resosi necessario a fronte delle perdite, pari a 670,9 miliardi di yen, registrare dall’azienda nell’anno fiscale 2024.
Chiudendo con l’agricoltura, Taiwan ha cancellato, giovedì scorso, i limiti di età all’importazione di manzo giapponese che erano stati introdotti nel 2001 in seguito a casi di mucca pazza verificatisi nell’Arcipelago. Fino al 2017, Taiwan aveva vietato tutte le importazioni di manzo dal Giappone e le aveva poi nuovamente consentite purché la carne provenisse da animali di età pari o maggiori ai 30 mesi.
(con informazioni di g7.canada.ca; global.honda; nipponsteel.com; cdp-japan.jp; jcp.or.jp; mainichi.jp)