Una classica storia dell’orrore del cinema italiano
Tra una citazione e l’altra, “A classic horror story” è un horror italiano che vuole far riflettere sul cinema horror, ma finisce vittima della propria autoreferenzialità.
Tra una citazione e l’altra, “A classic horror story” è un horror italiano che vuole far riflettere sul cinema horror, ma finisce vittima della propria autoreferenzialità.
Tra sale aperte solo a singhiozzi e ascesa dello streaming, una classifica che fotografa come il cinema ha reagito alla pandemia – nella consapevolezza che probabilmente il cinema non sarà più come lo conoscevamo.
Tutti questi film che non hanno niente in comune, ma che hanno modi radicalmente diversi di fare cinema, descrivono il capitalismo come una macchina impazzita, una gigantesca follia.
“Nella cultura contadina i gesuiti dicevano: dateci i primi cinque anni di vita di un bambino e sarà nostro per sempre. Inoltre il diverso o il deforme venivano associati al demonio.”
Con la consegna dei David di Donatello, il cinema italiano tira le somme. Siamo in una fase di ristrutturazione, il fondo del barile è stato quasi raschiato. Non è un caso che i film italiani più rappresentativi parlino di malessere, bassifondi, violenza e quant’altro.
Il primo re, la storia della fondazione di Roma, nel nuovo film di Matteo Rovere. Coraggiosa opera con Alessandro Lapice e Alessandro Borghi nei panni di Romolo e Remo.