#343 – Fine dello stato di emergenza a Tokyo
La decisione è stata resa possibile dalla diminuzione del tasso di persone infettate che è sceso sotto lo 0,5 (0,36 al 24 maggio) per 100.000 abitanti.
La decisione è stata resa possibile dalla diminuzione del tasso di persone infettate che è sceso sotto lo 0,5 (0,36 al 24 maggio) per 100.000 abitanti.
Inoltre questa settimana: agli scandali dei coniugi Kawai e del sakura, sul capo del PLD si aggiunge il caso del procuratore Kurokawa. Revocato lo stato di emergenza a Osaka, Kyoto e Hyogo.
Eventi sociali e sportivi cancellati per cautela contro il nuovo coronavirus; primi dubbi anche sulle Olimpiadi previste per questa estate.
Il Partito Liberaldemocratico ha provato a strumentalizzare la situazione a favore del proprio progetto di modifica della Costituzione, introducendo la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza.
Inoltre questa settimana: apertura dei lavori della Dieta, chieste le dimissioni di Abe per lo scandalo del sakura, visita del primo ministro polacco Morawiecki, Rakuten e Mitsubishi sotto inchiesta.
La visita, la prima del capo dell’esecutivo iraniano negli ultimi vent’anni, ha come scopo quello di ricevere rassicurazioni dai nipponici circa la missione militare nel Golfo di Aden (e cioè circa il fatto che il naviglio giapponese non si sposterà nello Stretto di Hormuz in appoggio agli USA) nonché sull’accordo internazionale per il nucleare.
Inaspettatamente, la Presidenza sudcoreana ha comunicato che rimanderà il proprio piano sospendere l’accordo GSOMIA a condizione che esso possa essere interrotto in ogni momento. A determinare la svolta probabilmente una presa di posizione del parlamento USA.
Inoltre: schermaglia diplomatica con la Corea del Nord, crisi di personale nel settore medico e in quello edile, nuovi incidenti presso le basi militari USA, crollo delle esportazioni verso la Corea del Sud.
Il castello, patrimonio UNESCO le cui parti più antiche datavano XIV secolo, servì sotto il regno delle Ryukyu per accogliere gli ambasciatori cinesi e nel 1853 vide anche il passaggio del commodoro Perry, inviato del governo USA che costrinse lo shogunato all’apertura ai commerci esteri.
Sono andati distrutti sette edifici per un totale di 4800 metri quadri, oltre a 400 tra artefatti e documenti.
Abe ha sostenuto che gli USA non hanno chiesto al Giappone di installare missili nelle Curili meridionali e che “l’attuale sistema di difesa missilistico del Giappone non è gestito dagli Stati Uniti”: la prima affermazione è difficile da credere mentre la seconda è falsa a metà essendo il sistema Aegis controllato congiuntamente da entrambe le nazioni.