La crisi del governo Draghi alla prova di luglio
Il commento a più mani di questa settimana non poteva che concentrarsi sulla crisi di governo in corso e sui possibili scenari che da questa vengono aperti.
Il commento a più mani di questa settimana non poteva che concentrarsi sulla crisi di governo in corso e sui possibili scenari che da questa vengono aperti.
A distanza di qualche settimana, una riflessione, accompagnata da un’accurata analisi, sul risultato delle elezioni amministrative che ha riguardato molti comuni italiani.
Le dimissioni di Zingaretti corrispondono all’ennesimo cambio alla guida del Partito Democratico del giro di pochi anni. Si tratterà del colpo di grazie per la formazione politica o di un’occasione di rilancio tanto invocata?
Il 20 settembre gli italiani saranno chiamati, per la quarta volta in diciannove anni, ad esprimersi su una proposta di modifica della Costituzione. Questa volta si tratterebbe esclusivamente di un taglio del numero dei parlamentari, andando così a compromettere l’impianto rappresentativo pensato in sede costituente.
Nonostante gli avvenimenti di queste ultime settimane abbiano chiamato a richiedere un cambio di linea nella gestione delle politiche migratorie, questo parlamento non ha colto l’opportunità di distaccarsi dalle posizioni impresse dall’ex Minsitro dell’Interno Salvini ed ha rifinanziato l’attività della Guardia costiera libica.
Con le ultime firme, si è raggiunto il numero di parlamentari sufficienti per richiedere il referendum sulla riforma costituzionale che prevederebbe il taglio dei parlamentari.
La manovra economica dovrebbe arrivare alla Camera dei Deputati questa settimana. In questo Dieci Mani un commento sulla legge in questione.
Chiamato a pronunciarsi sulle modalità con cui affrontare le elezioni regionali in Emilia Romagna, il popolo di Rousseau ha usato la piattaforma per andare contro quelle che erano state le prime dichiarazione di Di Maio e Grillo. Per la prima volta, vengono quindi riconosciuti dei “problemi” all’interno del Movimento.
Se è vero che l’Umbria è una regione piccola, numericamente poco significativa, come ci ha tenuto a far notare uno di quelli che aveva paura di perdere, è anche vero che 700.000 abitanti sono comunque un bel test per misurare i nuovi assetti della politica italiana e la tenuta del governo. Il commento a dieci mani di oggi prova quindi ad analizzare a caldo i risultati delle regionali in Umbria.
La nascita di questo strano ibrido politico interroga la sinistra: una concreta speranza di cambiamento rispetto agli eccessi demagogici del sovranismo salviniano oppure l’ennesimo pasticcio liberista capace solo di accrescere ancora di più il malcontento del popolo italiano e il consenso delle forze di estrema destra? Ne parliamo a “10 mani”.