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4 Febbraio 2020

Una campagna di disinformazione per criminalizzare l’educazione sessuale in Polonia. Intervista all’educatrice Anna Jurek

Beccai Internazionale

OnTheJanion
(Mara Biagiotti, Francesca Bonfada, Francesco Brusa, Alice Chiarei)

Per le strade delle maggiori città polacche può capitare di veder passare dei camion scuri, con una grossa scritta “Stop Pedofilia” spesso associata all’immagine di un arcobaleno. Si tratta della propaganda legata a una recente proposta legislativa, approvata a ottobre dalla Camera del Parlamento di Varsavia e successivamente condannata da una risoluzione dell’Unione Europa, in cui fra le altre cose si propone il carcere per chi “fornisce informazioni riguardanti la sessualità” a ragazze e ragazzi al di sotto dei 18 anni. In pratica, sotto l’apparente volontà di combattere e prevenire la pedofilia, i promotori del disegno di legge (associazioni “pro-vita” appartenenti alla galassia di realtà anti-abortiste, ultra-cattoliche e fondamentaliste) cercano di limitare l’educazione sessuale nel paese, contrapponendosi così a tutte quelle realtà e iniziative che invece si occupano di aumentare la consapevolezza dei giovani verso una sessualità libera, rispettosa e inclusiva.

Abbiamo parlato con Anna Jurek, educatrice e attivista della Fondazione Spunk per l’Educazione Moderna, che dal 2012 conduce laboratori e seminari incentrati sull’educazione sessuale e finanziati dalla municipalità di Łodz, per capire quali siano le ragione profonde di una simile proposta e quali siano le maggiori difficoltà che oggi incontra chi si occupa di tematiche legate all’affettività e alle sessualità in Polonia.

Come si arriva al disegno di legge “Stop Pedofilia”?
Alcune associazioni che si definiscono “pro-vita” hanno organizzato una raccolta di firme per presentare il disegno di legge in Parlamento e sono riuscite a ottenere, a quanto pare, un numero molto alto di adesioni. C’è stata dunque una campagna efficace, molto ben organizzata. Va notato però il modo in cui è stata condotta: i banchetti per la raccolta firme si trovavano molto spesso all’uscita delle chiese e si presentava appunto come un’iniziativa per combattere la pedofilia. C’è stata cioè una comunicazione ambigua e, in una certa misura, subdola: dato il grosso dibattito presente nel nostro paese rispetto al fenomeno della pedofilia in ambiente ecclesiastico, tante persone potevano pensare che si trattasse di qualcosa di positivo, di un tentativo sincero di arginare un problema diffuso anche nel mondo cattolico. Invece, se lo si analizza nel dettaglio, è un testo di legge scritto in maniera confusa. Per esempio, vengono proposti tre anni di carcere per chi “fornisce informazioni riguardanti la sessualità” a ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni. Un controsenso assoluto: in Polonia l’età del consenso è fissata a 15 anni, quindi, secondo i promotori di “Stop Pedofilia”, un minore che abbia superato tale soglia d’età può tranquillamente avere rapporti sessuali ma non può ricevere informazioni sulla sessualità in generale?!
Si tratta dunque di una grossa operazione di disinformazione. Il problema principale di questo disegno di legge è che sia il concetto di pedofilia che quello di educazione sessuale vengono trattati in maniera erronea e si fa leva sulla paura delle persone in modo strumentale. Si instilla cioè il sospetto o il timore che le associazioni che si occupano di educazione sessuale in Polonia incoraggino ragazzi e ragazzi a fare sesso in maniera acritica. In questo senso, “Stop Pedofilia” è a mio modo di vedere il sintomo di problematiche più ampie: rimanda all’assenza di un dibattito pubblico sano e ben informato sulla questione.

Sono problematiche che riscontrate anche durante le vostre attività?
Con la nostra fondazione ci occupiamo di educazione sessuale da quattordici anni, organizzando incontri e laboratori sul tema. Abbiamo sempre avuto riscontri positivi da parte degli insegnanti, dei ragazzi e delle ragazze che partecipano alle nostre iniziative. Il rapporto con i genitori, invece, può risultare maggiormente complicato: a volte sono sospettosi, preoccupati oppure dimostrano di non avere un’idea precisa di cosa sia l’educazione sessuale. Ci rivolgono spesso domande riprese dalla propaganda di destra, del tipo: spingete i ragazzi a diventare omosessuali (come se ciò fosse anche solo possibile)? Perché siete nella lista nera di Ordo Iuris [associazione internazionale di avvocati e attivisti anti-abortisti, redattrice del disegno di legge di restrizione del diritto all’interruzione di gravidanza promosso dal PiS nel 2016 e in seguito al quale si sono sviluppate le cosiddette “Proteste Nere”, ndr]?
In generale, in Polonia c’è molto poca riflessione e molto poco pensiero critico rispetto a questo tema. Gli stessi mezzi di informazione non aiutano: si ricerca spesso l’elemento scandalistico e i fatti raramente vengono presentati in modo serio e approfondito. Negli ultimi anni, è come se si fosse verificata una polarizzazione nella società: sono aumentati gli atteggiamenti fondamentalisti, i tentativi di dare un giro di vite rispetto a tutto ciò che riguarda sessualità e diritto di scelta ma, dall’altra parte, per tante persone e in tante realtà e ambienti (non da ultimo, presso alcuni governi locali) si è creata anche una nuova consapevolezza e una maggiore volontà di impegnarsi per cambiare lo stato di cose.

Il governo intanto ha però appoggiato l’iniziativa “Stop Pedofilia”…
La Camera ha approvato il disegno di legge, il cui iter parlamentare è però fermo al momento visto che nel frattempo con le elezioni è cambiata anche la composizione dei seggi. Non solo i membri di Prawo i Sprawiedliwość (Pis) hanno votato a favore, ma alcuni di loro si sono anche pronunciati per inasprire le pene contenute nel disegno di legge: è stato affermato infatti che sarebbe meglio prevedere cinque anni di carcere invece che tre per gli educatori sessuali…
Tuttavia, credo che dietro all’atteggiamento del partito di governo ci sia anche l’intenzione di distrarre i cittadini da altre problematiche. Capita che si utilizzino temi sensibili e divisivi come appunto quelli legati alla sfera della sessualità e dei diritti riproduttivi, oppure questioni relative ai diritti LGBT o dei migranti, per orientare il dibattito pubblico e distogliere l’attenzione da altri provvedimenti. È inoltre probabile che il disegno “Stop Pedofilia” non completerà la procedura per diventare legge in maniera definitiva. Ad ogni modo, sono state organizzate manifestazioni di protesta e una petizione per cancellare la proposta di legge. Ciò che sta succedendo ci ha fatto capire che è probabilmente il momento di insistere sulla promozione e sulla divulgazione dell’educazione sessuale e dei suoi obiettivi: come Spunk, stiamo procedendo a parlare più approfonditamente con scuole, insegnanti e genitori e abbiamo anche organizzate delle “lezioni aperte” per mostrare a tutti e tutte cosa significhi fare pedagogia in questo ambito.


Immagine di Anqa da needpix.com

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Beccai

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