Menu
Search
  • Home
  • Politica
    • Società
    • Diritti
    • Sinistre
    • Internazionale
    • Territori e beni comuni
  • Cultura
    • Carta
    • Audio
    • Video
    • Saperi
  • Rubriche
    • A Dieci Mani
    • Pillole dal Giappone
    • Film della settimana
  • Iniziative
  • Chi siamo
Close Menu
gioco azzardo
29 Dicembre 2019

#322 – Arrestato un parlamentare della maggioranza

Roberto Capizzi Pillole dal Giappone

Per motivi tecnici, le ultime Pillole dal Giappone del 2019 si chiudono con le notizie di venerdì 27. Dopo una piccola vacanza, la rubrica riprenderà regolarmente dal 12 gennaio 2020.

Settimana apertasi con una novità sul fronte delle servitù militari. Il governo nipponico avrebbe infatti deciso di estendere di 10 anni il periodo di costruzione della nuova base di Okinawa che andrà a sostituire il sito di Ginowan.
L’accordo stretto nel 2013 tra il Sol Levante e gli Stati Uniti prevedeva che il trasferimento sarebbe avvenuto “nel 2022 o dopo” aprendo quindi alla possibilità di una dilatazione dei tempi.
A complicare i lavori vi sono alcuni suoli troppo cedevoli (“di consistenza come la maionese” è scritto in un rapporto del Ministero del 2016) che non consentono di poter edificare, come previsto, due strade. Una modifica del progetto originario sarebbe però al centro di una nuova battaglia legale tra i governo nazionale e la Prefettura guidata dall’anti-base Denny Tamaki che il 26 dicembre ha nuovamente chiesto lo stop ai lavori.
Lavori che potrebbero costare, stando a nuove stime del Ministero della Difesa, 930 miliardi di yen e cioè più del doppio rispetto a quanto stimato nel 2013 (350 miliardi). La nuova data prevista dal Ministero è “il 2030 o dopo”.
“L’obiettivo del governo di spostare la base di Futenma il più presto possibile è adesso fallito” ha sottolineato il vicegovernatore Kiichiro Jahana.

In politica estera questa fine d’anno 2019 si chiude con molte novità per il Giappone. In primo luogo, lo scorso 22 dicembre, si sono incontrati i ministri al Commercio della Repubblica Popolare Cinese Zhong Shan, del Giappone Hiroshi Kajiyama e della Repubblica di Corea Sung Yun Mo.
Le tre nazioni “debbono assicurare pace e stabilità alla regione e promuovere lo sviluppo e la prosperità dell’economia globale” ha affermato Zhong. Le tre nazioni sono impegnate ormai da anni nei colloqui del RCEP, l’accordo di libero scambio che include oltre ad essi le nazioni dell’ASEAN nonché Austalia e Nuova Zelanda (l’India si è sostanzialmente sfilata dai tavoli negoziali).
Il 24 dicembre, a Chengdu, si sono invece incontrati i ministri degli Esteri delle tre nazioni. Il vertice è stato occasione per un colloquio a due tra Motegi e l’omologa coreana Kang volto a mantenere i contatti diplomatici ed evitare ulteriore tensione tra i due Paesi (posto che la risoluzione di un conflitto diplomatico e commerciale che ha radici storiche appare abbastanza lontana).
Gli incontri dei ministri con delega al Commercio e quelli dei ministri degli Esteri hanno preparato i lavori per il trilaterale dei capi di governo delle tre nazioni.
Allo scopo Abe è arrivato il 23 dicembre a Pechino incontrando in primo luogo l’omologi Xi con il quale ha condiviso la necessità di una più stretta cooperazione bilaterale. Tra i temi affrontati dai due leader non poteva ovviamente mancare quello della denuclearizzazione della Penisola coreana.
Il vertice tra Abe, Li Keqiang e Moon Jae In si è tenuto il giorno successivo a Chengdu. I tre capi di governo hanno concordato di rafforzare tra loro la cooperazione economica e sui temi della sicurezza (uno dei principali argomenti è stato infatti quello del nucleare nordcoreano).
Il premier cinese Li ha sottolineato come le tre economie abbiano un alto livello di complementarietà e convergenza industriale e che, al netto dei saliscendi della diplomazia (tra Giappone e Cina è in piedi la contesa territoriale delle Senkaku ed il problema del contrasto che Tokyo opera sulla proiezione marittima cinese a Sud e ad Est), debbano cercare il massimo dialogo. Siglata dai tre leader una dichiarazione comune intitolata “Visione per la cooperazione trilaterale per la prossima decade” nel quale si sottolinea come l’integrazione tra le tre economie abbia portato crescita e giochi un ruolo nel processo di integrazione di tutta l’Asia orientale.
Tra i temi presenti nella dichiarazione, oltre quelli già affrontati nelle discussioni (RCEP e Corea del Nord), anche la cooperazione infrastrutturale (tema sul quale Tokyo e Pechino competono) e quella scientifica e tecnologica.
Il vertice è stato occasione per un incontro bilaterale Moon-Abe – il primo da 15 mesi a questa parte – che non ha però portato alcun passo in avanti significativo. Nel colloquio Moon ha chiesto ad Abe di rimuovere tutte le restrizioni al commercio bilaterale mentre per Abe la questione deii risarcimenti agli ex forzati di guerra va risolta “mediante una soluzione che la Corea del Sud deve fornire”.
In chiusura di settimana la Corte Suprema di Seul ha emesso una sentenza sull’accordo del 2015 stretto tra RdC e Giappone e che permise il finanziamento da parte nipponica di una fondazione (sciolta nel 2018 dal Presidente Moon) che si occupava dell’assistenza alle superstiti e di tenere viva la memoria del fenomeno della schiavitù sessuale fatta patire a migliaia di donne della Penisola nel corso dell’occupazione coloniale. La Corte ha stabilito che l’accordo (il cui scopo era di “chiudere definitivamente” la vicenda) era unicamente di tipo politico ed i suoi effetti legali rimangono poco chiari. La sentenza riconosce dunque come legittime le domande di risarcimento avanzate individualmente.

Promessa, invece, una pronta ripresa delle esportazioni in Cina di manzo nipponico. Stando a quanto dichiarato dal ministro dell’Agricoltura Taku Eto le autorità sanitarie dei due Paesi stanno completando le procedure che consentiranno di rendere operativa la rimozione del divieto di importazioni decretata dai cinesi due settimane fa. La Cina aveva vietato le importazioni di manzo dal Giappone nel 2001 a seguito di alcuni casi encefalopatia spongiforme bovina avvenuti nell’Arcipelago.

Per quanto concerne la vicenda iraniana, il premier nipponico Abe ha informato telefonicamente (circa 75 minuti di colloquio) l’omologo statunitense Trump circa i risultati dei colloqui avuti con Rouhani. “La Repubblica Islamica dell’Iran saluta con favore ogni sforzo ed iniziativa diplomatica portata avanti dalle nazioni amiche, e tra esse il Giappone, volte a salvare l’accordo nucleare, togliere le sanzioni ed abbassare la tensione nella regione” aveva scritto il Presidente iraniano all’agenzia di stampa Kyodo.
Il governo ha intanto approvato lo scorso venerdì, a Camere chiuse, l’invio della discussa missione della Marina militare nel Golfo di Aden. Il naviglio ed il personale militare (circa 250 marinai) non saranno però impiegati nello Stretto di Hormuz a fianco delle truppe statunitensi. Circa 300 cittadini hanno protestato il medesimo giorno insieme ad alcuni parlamentari dell’opposizione.

Siglato, intanto, lo scorso 23 dicembre ad Islamabad, memorandum di cooperazione tra il Giappone ed il Pakistan volto ad instaurare un dialogo tra le due nazioni sul fronte dei lavoratori con specifiche competenze che il Sol Levante sta disperatamente tentando di attrarre per risolvere, con questa modalità, il drammatico calo di manodopera che colpisce alcuni settori occupazionali (innanzitutto edilizia e servizi alla persona).
Il Giappone ha siglato accordi con altre 10 nazioni: Indonesia, Cambogia, Mongolia, Vietnam, Sri Lanka, Uzbekistan, Nepal, Bangladesh, Tailandia e Filippine.
“La cooperazione potrà portare opportunità di lavoro per i pakistani e creare nuove occasioni per la cooperazione bilaterale nei settori dell’istruzione, delle imprese e del turismo. Spero che molti pakistani di talento abbiano l’opportunità di lavorare in Giappone nell’ambito di questo accordo” ha affermato Kuninori Matsuda, ambasciatore nipponico ad Islamabad.

Rimanendo alla politica estera, il 24 dicembre le autorità russe hanno rilasciato i 5 pescatori nipponici che il 17 dello stesso mese avevano sconfinato in acque russe. Irrogata una sanzione di 6.400.000 rubli per il rilascio delle imbarcazioni. I pescherecci giapponesi possono pescare nelle acque prossime alle Curili meridionali sulla base di un accordo siglato nel 1998 ma debbono rispettare dei precisi limiti nelle quantità che, stando alle autorità di frontiera russe, sono stati violati.

Tornando nell’Arcipelago, è stato arrestato lo scorso 25 dicembre Tsukasa Akimoto, deputato del Partito Liberal-Democratico. La Procura di Tokyo ha posto sotto custodia il politico ed altre 3 persone nell’ambito di una indagine per corruzione.
Secondo l’accusa nel 2017 Akimoto avrebbe ricevuto 3 milioni di yen in contanti e varie altre utilità (tra cui una vacanza ad Hokkaido) per un valore di altri 700.000 yen da un’azienda cinese interessata ad avviare un resort con annesso casinò. Akimoto, il quale nega tutte le accuse a suo carico, è stato uno dei sostenitori della legge che consentirà l’apertura di case da gioco nel Paese.
Respinta dalla maggioranza la richiesta di Jun Azumi a nome del Partito Costituzionale Democratico di avviare un’inchiesta parlamentare per accertare il coinvolgimento della maggioranza nel suo complesso.
“Abbiamo costantemente affermato che non è necessario aprire i casinò” ha ribadito il Presidente del PCD Yukio Edano associandosi ovviamente alla richiesta che il governo dia spiegazioni sulla vicenda.
“Questo è un caso serio. Bisogna esaminare il processo che ha portato all’approvazione della legge sui resort con casinò” ha sostenuto Yuichiro Tamaki, Presidente del Partito Democratico per il Popolo.

Per ciò che riguarda un altro scandalo, quello del sakura, nuovi documenti resi disponibili dagli Archivi Nazionali del Giappone e riferiti alla festa tenutasi nel 2005 mostrano come il codice assegnato agli ospiti scelti dal primo ministro sia “60”. Takayoshi Yamaguchi, già presidente della società Japan Life e poi convolto in uno schema di marketing piramidale, è presente nella lista degli invitati del 2015 proprio con codice “60” e dunque si smentirebbe così la dichiarazione resa dal premier il quale affermò di non aver avuto alcun rapporto con questa persona.
“Penso che i numeri intorno al 60 siano tradizionalmente associati alle quote di inviti che spettano agli uffici del primo ministro e dei partiti della maggioranza” ha affermato un funzionario dell’Ufficio del Governo sentito dal parlamentare comunista Toru Miyamoto.

Per quanto concerne i beni culturali, l’Agenzia centrale che si occupa di questi temi ha licenziato lo scorso lunedì un piano quinquennale di interventi finalizzato a garantire ai siti la sicurezza dal rischio di incendi. La mossa è una conseguenza del devastante incendio che ha distrutto ad ottobre il castello Shuri di Okinawa.
Una indagine condotta dall’ente aveva mostrato come un numero altissimo dei siti non dispongono di allarmi anti-incendio. Stanziati allo scopo dal governo 9,7 miliardi di yen per l’anno fiscale 2019 (che si concluderà a marzo) e per quello 2020: una cifra largamente insufficiente.
Il 23 dicembre nella Prefettura si era recato il Segretario del Partito Costituzionale Democratico Fukuyama per colloqui con il Governatore di Okinawa Tamaki al quale è stata offerta la cooperazione del Partito negli sforzi per la ricostruzione dell’importante sito.

Impreparazione di fronte alle catastrofi è emersa per moltissimi enti locali. Secondo una ricerca condotta dall’Agenzia che si occupa di protezione civile su 1.741 comuni esaminati ben 717 (il 41,2%) non avevano generatori elettrici d’emergenza in grado di assicurare corrente per almeno 72 ore. Il 93% dei comuni ha dei generatori ma nella maggior parte dei casi essi assicurano corrente per non più di 24 o 48 ore.

Sul nucleare il Ministero all’Economia ed Industria ha proposto, lo scorso lunedì, un rilascio in aria ed in mare dell’acqua contaminata attualmente stoccata nell’ex impianto di Fukushima. A nove anni dall’evento catastrofico del 2011 l’acqua, di falda o piovana, continua ad entrare a contatto con il materiale radioattivo e, quando è possibile intercettarla, viene stoccata. Attualmente l’impianto ospita un milione di tonnellate di acqua e vi è ancora spazio per altre 370.000.
Un eventuale rilascio avrebbe “un impatto non misurabile sul futuro dell’industria ittica giapponese” per la Federazione Nazionale delle Associazioni Cooperative di Pesca.
TEPCO sostiene che tutti gli elementi radioattivi contenuti nella acque, ad eccezione del trizio, possono essere rimossi con sicurezza.
Questa decisione “ucciderebbe l’industria ittica e spazzerebbe via la vita in mare. Il pesce non si venderebbe” ha dichiarato al quotidiano Asahi il pescatore Tatsuo Niitsuma di Iwaki.
“Dato che il prossimo anno ci saranno le Olimpiadi di Tokyo il primo ministro Abe vuole dare l’idea che tutto sia sotto controllo” ha sostenuto Kazuyoshi Satoh, consigliere comunale della cittadina.
Preoccupato per gli effetti economici della scelta anche Shuji Okuda, responsabile del dossier al Ministero: “se l’acqua venisse scaricata nell’oceano il prezzo dei prodotti ittici potrebbe crollare oppure i consumatori potrebbero rifiutarli del tutto. Anche se non vi sono evidenze scientifiche del fatto che l’acqua sia pericolosa siamo preoccupati per gli effetti che questa decisione potrebbe avere”.
Di diverso parere il professor Kazuya Idemitsu dell’Università del Kyushu per il quale, nel caso l’acqua venga decontaminata lasciando come unico elemento radioattivo il trizio (a livelli contenuti) il rilascio in mare sarebbe “la migliore soluzioni in termini di costi e di sicurezza”.
Venerdì scorso, nel contempo, è stato ufficialmente presentata la revisione del programma dei lavori per lo smantellamento dell’impianto. Il nuovo piano prevede lavori per altri 30 o 40 anni. Oltre alla rimozione del nocciolo dai reattori 1 e 2 (problema tutt’altro che risolto a causa dell’alto livello delle radiazioni e della quantità di materiale da estrarre) sono da movimentare oltre 4.700 barre di combustibile. Il costo totale, tentendo conto dei risarcimenti (allo scopo i profitti di TEPCO sono stati sostanzialmente commissariati da un ente pubblico), potrebbe aggirarsi intorno ai 22.000 miliardi di yen anche se il think tank privato Japan Center for Economic Research stima i costi finali in 51.000 miliardi.

Il 26 dicembre, intanto, nella centrale di Ikata (Prefettura di Ehime) è stato spento uno dei reattori (alimentati con MOX, cioè uranio e plutonio) in previsione della rimozione del combustibile nucleare. In totale la Shikoku Electric, società proprietaria dell’impianto, prevede di spostare 37 barre di combustibile atomico delle quali 16 sono di MOX. Le barre rimosse saranno, in mancanza di un centro per la loro lavorazione, ospitate in delle piscine all’interno della centrale.

In campo demografico il 2019 si chiude come un anno nero per il Sol Levante. L’Arcipelago avrà infatti certamente un record negativo nelle nascite scendendo sotto i 900.000 nati: si tratta del dato più basso degli ultimi 120 anni e cioè da quando esistono statistiche affidabili. La stima finale dovrebbe aggirarsi a 864.000 nuovi giapponesi (-54.000 rispetto al 2018) mentre i morti dovrebbero attestarsi a 1.376.000 (anche questo un record per il Giappone postbellico).
Record negativo anche nel numero dei matrimoni (583.000 e -3.000 rispetto al 2018) mentre i divorzi sono leggermente aumentati (+2.000 per un totale di 210.000 separazioni).

In economia, l’esecutivo, lo scorso 24 dicembre, ha iniziato a ricevere le domande di licenza per gli operatori che vogliono utilizzare la tecnologia 5G per la connessione di dati nelle aree meno popolate. Se infatti le maggiori aziende di telefonia del Paese inizieranno la prossima primavera a fornire servizi in 5G nelle maggiori aree urbane, le zone meno popolate saranno coperte dal servizio soltanto se enti locali o aziende decideranno di investirvi risorse.
Nonostante la copertura offerta dal colosso NTT anche la Prefettura Metropolitana di Tokyo (insieme a NEC, Fujitsu e Jupiter Telecommunications) ha depositato la propria richiesta di accesso alla licenza.

Tra i dati macroeconomici: in calo a novembre la produzione industriale dello 0,9% mentre la disoccupazione si è attestata al 2,2% (-0,2 rispetto ad ottobre).

In campo finanziario le Poste del Giappone hanno comunicato lo scorso lunedì all’Agenzia per i Servizi Finanziari ed al Ministero degli Interni e Comunicazioni i risultati della propria indagine interna circa le irregolarità (la più classica: premi assicurativi fatti pagare due volte) riscontrate su migliaia di polizze.

A partire dal prossimo primo gennaio e per un totale di tre mesi l’Agenzia ha anche imposto a Japan Post Insurance ed a Japan Post lo stop alle vendite di prodotti assicurativi. In conseguenza dello scandalo Masatsugu Nagato (presidente di Japan Post Holding), Mitsuhiko Uehira (amministratore delegato di Japan Post Insurance) e Kunio Yokoyama (amministratore delegato di Japan Post Corporation) hanno lasciato i propri incarichi. Hiroya Masuda, già ministro degli Interni e Comunicazioni nel governo Fukuda, sarà il prossimo presidente del gruppo (al 57% ancora in mano pubblica).
Frattanto Shunzo Morishita – accusato di aver coperto, in qualità di membro del CdA della tv pubblica, lo scandalo che ha coinvolto le Poste del Giappone – è stato eletto presidente di NHK lo scorso 24 dicembre.

Investimenti all’estero per Central Nippon Expressway. La società gestirà delle stazioni di servizio a Taiwan. La prima struttura ad aprire sarà a Qingshui ed offrirà prodotti tipici giapponesi in uno spazio di circa 1.500 metri quadri.

A Tokyo, nel distretto di Shibuya, intanto dei robot consiglieranno ai clienti cibo e bevande a seconda delle espressioni facciali degli stessi. Ad avviare la sperimentazione, per adesso con 10 macchine, l’operatore Pepper Parlor, marchio di SoftBank Robotics.


(con informazioni di pk.emb-japan.go.jp; xinhuanet.com; yna.co.kr; cdp-japan.jp; dpfp.or.jp; mainichi.jp; asahi.com; the-japan-news.com)

Print Friendly, PDF & Email
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d’adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

archivio.ilbecco.it/autori/itemlist/user/922-roberto-capizzi.html

Related Posts

Draghi BCE 2019 crop

Politica

Draghi, Europa: quale via d’uscita dalla crisi? – 2/2

Il programma di Draghi si prospetta col netto colore politico di un “sovranismo europeo” di protagonismo economico; sono piuttosto le forze politiche che lo sostengono, PD e M5S in testa, a sembrare disorientate e in cerca di programma.

Print Friendly, PDF & Email
bidenMOD

A Dieci Mani

Gli USA nel panorama internazionale all’indomani dell’insediamento di Biden

Con la vittoria alle presidenziali di Biden gli USA si sono riaffacciati sullo scacchiere internazionale ripuntualizzando il proprio ruolo e quello della NATO.

Print Friendly, PDF & Email
European_Parliament_empty_plenary_Strasbourg_neon-glitch

Politica

Draghi, Europa: quale via d’uscita dalla crisi? – 1/2

Secondo i cicli sociali di Strauss-Howe, ad una crisi segue un apogeo. Il volgere al termine della corrente crisi apre interrogativi sulla caratura del prossimo apogeo: quale sarà il ruolo dell’Europa? E quale, al suo interno, la tendenza politica consensuale?

Print Friendly, PDF & Email
Back To Top

Licenza Creative Commons
Eccetto dove diversamente specificato, i contenuti di questo sito sono rilasciati con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia.

IL GIORNALE
ARCHIVIO
AUTORI
COLLABORA CON NOI
L'ASSOCIAZIONE
LA RIVISTA
CONTATTI
SOSTIENICI
PRIVACY
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti. Accept Read More
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato

Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.

Non-necessary

Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.

ACCETTA E SALVA