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23 Marzo 2019

Due secoli dopo i fatti di Peterloo, le cose non sono cambiate

Tommaso Alvisi Film della settimana

Peterloo è il film di mezzo di un’ideale trilogia tra La Favorita e Il giovane Marx“

1815. Con la disfatta di Waterloo in Belgio, terminava l’era napoleonica che, tra le tante cose, aveva portato carestie, disoccupazione e un incremento dei dazi sui prodotti agricoli (grano in primis).

Tutto ciò portò un malcontento diffuso.

Tra il 1814 e il 1815 a Vienna le principali potenze europee si misero a un tavolo per discutere del futuro. Il Congresso di Vienna sancì la Restaurazione.

In pratica venne annullato tutto quello che Napoleone fece. I sovrani europei ripresero i loro troni, in Francia ci fu il ritorno all’ “Antico Regime” pre Rivoluzione.

Il Congresso si basò su tre principi cardine: 

  • il principio di equilibrio, in base al quale nessuna potenza dovesse rafforzarsi eccessivamente a danno delle altre.
  • il principio di legittimità, che prevedeva il ritorno al potere di tutte quelle dinastie precedenti al dominio napoleonico;
  • la cintura di Stati “cuscinetto” intorno alla Francia, per impedire la sua egemonia su tutta l’Europa. Inoltre fu abolito il divorzio introdotto proprio dai transalpini nel 1792. 

Durò poco questa situazione perché i moti del 1830-31 misero fine a tutto ciò. L’errore principale commesso dai monarchi fu quello di non considerare che le idee della Rivoluzione Francese e di Napoleone avevano influenzato i popoli europei.

Vi ricorda qualcuno o qualcosa?

Le conseguenze di questo atteggiamento “miope” porteranno a moti rivoluzionari diffusi (tra cui anche il Risorgimento italiano). 

Il regista inglese Mike Leigh (già regista di Turner, Segreti e bugie), partendo da queste basi, ci racconta in maniera ambiziosa, nitida e senza fronzoli una storia terribilmente vera che dovrebbe far riflettere. Come Ken Loach, anche Leigh mostra i fatti dalla parte del popolo oppresso fregandosene dell’epica. Si sa che lui sta dalla loro parte. Non è un caso che sia considerato uno dei maestri del cinema realista inglese. In un’intervista a Cinematografo, ha raccontato che «quello della sommossa di Peterloo è uno dei segreti meglio mantenuti della storia inglese, persino chi è originario di quelle zone ne sa poco perché non se ne parla a scuola, ed è strano e interessante. È curioso perché è un evento importante, una pietra fondamentale nella costruzione della democrazia inglese e mi sembrava che fosse anche un argomento con dei risvolti rilevanti anche nel panorama attuale, a maggior ragione che abbiamo cominciato a pensare al film prima della Brexit, prima di Trump, della crescita delle destre in Europa e nel mondo, della crisi dei rifugiati dovuta al crollo delle democrazie in certe parti del mondo. Sono temi che hanno a che fare con le questioni quotidiane della vita di ognuno».

Peterloo, cronologicamente, si può considerare il prequel de Il giovane Marx e il sequel de La favorita compiendo una sorta di trilogia ideale. 

La favorita è ambientato nel 1708 ai tempi della Guerra di successione spagnola tra Gran Bretagna e Francia. Mostra la manipolazione del potere e le conseguenze delle decisioni prese dall’alta borghesia. Ovvero la classe sociale più inattiva che però sta nella stanza dei bottoni.
Peterloo insiste sulla Rivoluzione Industriale e mostra il lato stragista per tener buono il popolo (1819). Tra il 1844 e il 1848 Engels, prima di conoscere Marx, era a Manchester nell’azienda di cui il padre era comproprietario. Fu qui che capì le ragioni del movimento operaio. Il nemico era il capitale.  

Ma veniamo al film Peterloo.

16 agosto 1819.

Nella piazza di St Peter’s Field a Manchester, 60.000 persone erano radunate per chiedere l’estensione del diritto di voto e un maggior dialogo con il potere. La folla chiedeva a gran voce il cambiamento di passo, delle riforme che cambiassero le loro vite. E poi si invocava il suffragio universale. Una cosa che oggi si dà per scontata, ma che non lo è. Tant’è che ai giorni nostri la gente non va più a votare perchè non si sente rappresentata o perché è schifata.

Leigh spiega le radici della città di Manchester, da sempre considerata roccaforte della sinistra, e fa un calzante parallelo tra l’Ottocento e l’oggi. 

Le difficili condizioni economiche della classe media avevano prodotto un clima burrascoso. Il prezzo del pane era lievitato per colpa dei dazi sul grano da esportazione (non ci sarà mica lo zampino di Trump?). La miopia del potere che ignorò i cittadini, provocò la mobilitazione e una conseguente sommossa. La difesa dei privilegi del “Palazzo” era più importante. Irrazionalità, paura divennero armi di controllo politiche.

Molti manifestanti furono uccisi  o feriti dalla Cavalleria che aprì il fuoco senza far grandi complimenti. Si parla di 15 morti e oltre 600 feriti, secondo fonti dell’epoca. La carneficina fu brutale e inesorabile.

Il moderno movimento operaio industriale iniziò da qui, con questa repressione. La pellicola dimostra quanto sia importante recuperare il valore della lotta e della solidarietà internazionale tra lavoratori.

Leigh ci fa respirare il clima, ci costringe a prender parte al film, a schierarsi con operai, studenti, donne, giornalisti disarmati che non avevano vie di uscita in mezzo alla folla.

Una carneficina senza precedenti che colpì “democraticamente” tutti: uomini, donne e bambini. I cittadini e la stampa dell’epoca ebbero una forte condivisione comune nella denuncia dell’accaduto. I fatti di Peterloo hanno giocato un ruolo determinante nella fondazione del quotidiano The Guardian.

Il Peoplé s History Museum di Manchester ha in mostra alcuni “fazzoletti” di Peterloo. Sul retro era inciso un testo biblico: 

“I malvagi hanno tirato fuori la spada, hanno abbattuto i poveri e i bisognosi”.

Mike Leigh ci dice la sua partendo dal titolo. Peterloo è l’unione di due parole: il massacro di St Peter’s Field e la celebre battaglia di Waterloo in Belgio (che sancì la fine dell’era napoleonica). 

Il regista inglese sceglie la via più tortuosa, invitando le persone a evitare le trappole della retorica della democrazia, di badare al sodo, di documentarsi sui fatti.

Film schematico nella messa in scena (forse anche un po’ lungo), ma intelligentissimo che cerca di scuotere il pubblico dal torpore. Leigh ci dice che i pericoli di adesso stanno per tornare.

Come giustamente scrive Roberto Silvestri di Film Tv, «prefetti, re, polizia, spie, giudici e padroni usano intercettazioni illegali, provocazioni e teppisti per isolare gli estremisti e picchiare tutti gli altri, facilitati anche dalle rigidità etiche della sinistra moderata di origine borghese (no alle armi!)».

Dobbiamo imparare dalla Storia per salvarci.

Sono cambiati i protagonisti e le disuguaglianze, ma il concetto di fondo è il medesimo: l’umanità è sempre costretta a un silenzio brutale. Leigh denuncia i pericoli del modello della democrazia liberale. 

«Ciò che ho trovato interessante durante le ricerche è che i giornali raccontavano le notizie in modo ricchissimo, dettagliato, inimmaginabile oggi. C’è una sorta di purezza in questo: il valore di idee ben ponderate è in pericolo. Questo portava anche il popolo ad avere fame di cultura e istruzione perché avrebbe permesso loro di votare. Adesso è tragico vedere che i ragazzi non prendono seriamente l’istruzione, così come possono votare ma non votano». Queste parole di Leigh dimostrano che oggi le cose non si fanno con la testa, ma con la pancia.

Finalmente un film storico importante, intelligente che parla al cuore delle persone e mostra i pericoli del vuoto della società occidentale odierna: il razzismo è finanziato e creato da multinazionali e lobby per dividere  la gente per dividere e indebolire il potere del popolo che numericamente è in grande maggioranza. Leigh eleva il valore del linguaggio del cinema e dell’arte (con inquadrature che richiamano Rembrandt, specie negli interni) per combattere la retorica della politica.

Stiamo tornando indietro. Due secoli dopo le cose sembrano molto simili ad allora. Ma mentre allora scendevamo in piazza per difendere ciò che era nostro, oggi invece “accettiamo” passivamente che i nostri diritti siano calpestati.


Peterloo

Paese: Gran Bretagna, 2018

Genere: Storico / Drammatico

Regia e Sceneggiatura: Mike LEIGH

Cast: Rory KENNEAR, Maxine PEANE, Philip JACKSON, Neil BELL

Fotografia: Dike POPE

Durata: 2h e 34 minuti

Distribuzione: Academy Two

Uscita italiana: 21 marzo 2019

Un’intervista a Mike Leigh qui.

Presentato al festival di Venezia 2018

La frase cult: Qualcosa cambierà e qualcosa rimarrà sempre uguale.

Mile Leigh sarà a Firenze allo Spazio Alfieri di Firenze sabato 23 marzo, agli spettacoli delle 17.30 e delle 21.00 per parlare di Peterloo.


Regia ***1/2

Fotografia ***1/2

Ritmo ***

Interpretazioni ***1/2

Sceneggiatura ****

Montaggio ***1/2

Film ***1/2


Fonti principali: Cinematographe, Coming soon, Cinematografo, My Movies, Wikipedia, Film Tv

Immagine di copertina liberamente ripresa da www.cinematografo.it

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Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

archivio.ilbecco.it/autori/itemlist/user/2754-tommaso-alvisi.html
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