Il terrore di dover mettere mano al portafoglio moltiplica gli sforzi di GKN e del fondo Melrose che la controlla. L’obiettivo dichiarato è quello di far ripartire al più presto la procedura di licenziamento collettivo di 500 operai, azzerata dal giudice del lavoro, e chiudere una volta per tutte lo stabilimento di via Fratelli Cervi.
Così la multinazionale prova per la terza volta in pochi giorni a convocare un incontro, “con la partecipazione delle sole RSU e delle organizzazioni sindacali territoriali”. Escludendo quindi, una volta ancora, le istituzioni. Ma con la richiesta di svolgerlo, il prossimo venerdì primo ottobre, “presso la sede messa a disposizione dal Comune di Campi Bisenzio”.
Il tutto senza avvertire il padrone di casa, cioè il sindaco campigiano Emiliano Fossi: “A noi l’azienda non ce l’ha chiesto”. E, ulteriore paradosso, restando a debita distanza da lavoratori e sindacati: “L’incontro, inizialmente fissato per il 28 settembre, deve intendersi confermato nella modalità usuale della video conferenza”.
Dietro la partita a scacchi ingaggiata da GKN-Melrose c’è la paura di rimanere invischiata nelle maglie dell’annunciato provvedimento anti-delocalizzazioni sul quale, da quasi due lunghi mesi, si discute nelle stanze del Governo. Nulla ancora di sa di ufficiale. Ma un’anticipazione de La Repubblica rivela che il provvedimento è finalmente arrivato sulla scrivania di Mario Draghi. Con l’ipotesi di una multa “pari a 20-30mila euro per ciascun dipendente” delle aziende che chiudono e delocalizzano “per ragioni non determinate da squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che ne rendano probabile la crisi o l’insolvenza”.
Sulla retroattività del provvedimento – argomento peraltro quantomai scivoloso – non ci sono anticipazioni. Né ce ne sono sulla veste giuridica da dargli (si va dal decreto a emendamenti su altre norme). Comunque GKN-Melrose non intende correre il rischio di restarci dentro. Anche se, come più volte denunciato da RSU e Collettivo di Fabbrica, in ogni caso si “procedurizzerebbe” e si “monetizzerebbe” la chiusura definitiva di siti produttivi e il contestuale licenziamento di chi, in quei siti produttivi, ci lavora.
Non è invece una ipotesi ma realtà compiuta il progetto di legge anti-delocalizzazioni elaborato, e affinato, dal gruppo di avvocati e giuristi progressisti grazie al mandato dell’assemblea di fabbrica. Assemblea che nella notte l’ha messo ai voti, e che in caso di approvazione approderà in Parlamento, grazie al supporto di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Matteo Mantero di Potere al Popolo.
Un provvedimento ben più incisivo, e che sulla base di una sentenza della Corte Europea di Giustizia del 2016 ribadisce come “uno Stato membro sia dotato del potere, in determinate circostanze, di opporsi ai licenziamenti, per motivi attinenti alla protezione dei lavoratori e dell’occupazione”.
Anche del contesto socio-economico, ribadiscono Emiliano Fossi e il presidente toscano Eugenio Giani.
Con il sindaco che osserva: “Deve essere data continuità produttiva e lavorativa”, chiamando il MiSE a convocare a Roma la prossima settimana un incontro istituzionale.
E Giani che ri-osserva: “GKN non perseveri nell’errore: si siedano al tavolo, riprendano la produzione dello stabilimento, e sviluppino la procedura così come la normativa italiana richiede”.
Nel mentre gli operai del Collettivo di Fabbrica continuano a darsi da fare. Ieri con un flashmob davanti all’agenzia interinale Umana, da dove erano stati chiamati in staff leasing a Campi Bisenzio una ventina di lavoratori: “Fra tre giorni gli ultimi due usciranno fuori da GKN e torneranno a disposizione dell’agenzia, come successo agli altri, sperando in un altro lavoro. Dopo averli difesi fino all’ultimo, siamo tornati qui a ricordare questa storia. Perché fin quando esisterà un sistema diffuso di precariato, esisterà la pressione e la tentazione di distruggere contratti a tempo indeterminato per sostituirli con contratti precari. E le precarie e i precari di questo paese sono la nostra famiglia”.
Oggi ai cancelli della fabbrica tornano Michele De Palma, responsabile automotive della FIOM CGIL, e Daniele Calosi, che guida la FIOM fiorentina e pratese.
Apparso su Il Manifesto in data 30.09.2021
Immagine liberamente ripresa da lastampa.it
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.