L’orologio del tempo torna all’8 luglio scorso, alla vigilia della email con cui i 500 operai della GKN venivano avvisati di punto in bianco della chiusura definitiva dello stabilimento di Campi Bisenzio. Non è una favola ma una realtà, grazie all’annullamento della procedura di licenziamento che domani avrebbe portato la multinazionale della componentistica auto a inviare le lettere di messa in mobilità.
Una decisione dalla giudice del lavoro Anita Maria Brigida Davia, che ha accolto il ricorso per comportamento antisindacale presentato dalla FIOM CGIL di Firenze. «È configurabile un’evidente violazione dei diritti del sindacato – si spiega nel decreto del tribunale – messo davanti al fatto compiuto, e privato della facoltà di intervenire sull’iter di formazione della decisione».
Esultano le tute blu dentro la fabbrica. Alzano il coro «Occupiamola, fino a che ce ne sarà..», che ha scandito ogni tappa di una mobilitazione straordinaria, e con loro canta il sindaco campigiano Fossi. Esulta la FIOM fiorentina, che con l’aiuto degli avvocati Andrea Stramaccia e Franco Focareta era ricorsa, a fine luglio, al giudice. Contestando, ex articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, le violazioni delle procedure e il mancato rispetto degli accordi e della contrattazione sindacale da parte di GKN.
In udienza, i metalmeccanici CGIL e i loro avvocati avevano evidenziato la mancata informazione al sindacato; la violazione dei principi di buonafede e correttezza; il mancato rispetto di intese nazionali e aziendali, sottoscritte anche con le istituzioni; e la lesione dell’immagine di sindacato e RSU di fronte a iscritti e dipendenti, rassicurati del fatto che la fabbrica avrebbe continuato le produzioni, senza alcun licenziamento, «perché tali erano le informazioni ricevute, perfino nel giugno 2021, dall’azienda».
La giudice ha dato ragione ai ricorrenti. «Pur non essendo in discussione la discrezionalità dell’imprenditore rispetto alla decisione di cessare l’attività di impresa [espressione della libertà garantita dall’art. 41 Cost.] – si ricorda – nondimeno la scelta imprenditoriale deve essere attuata con modalità rispettose dei principi di buona fede e correttezza contrattuale, nonché del ruolo e delle prerogative del sindacato».
Invece: «Nel decidere l’immediata cessazione della produzione, l’azienda ha contestualmente deciso di rifiutare la prestazione lavorativa dei 422 dipendenti senza addurre una specifica ragione che imponesse o comunque rendesse opportuno il suddetto rifiuto, il che è sicuramente contrario a buona fede e rende plausibile la volontà di limitare l’attività del sindacato». Di più: «Quanto al rispetto del ruolo del sindacato, appare significativa la chiusura di 24 ore per ‘par collettivo’, concordata con motivazione rivelatasi pretestuosa e artatamente programmata per il giorno successivo a quello fissato per decidere la cessazione di attività, in modo da poter comunicare la suddetta cessazione ai lavoratori e al sindacato con lo stabilimento già chiuso».
«Il giudice ha imposto all’azienda di fare tre passi indietro – riepiloga Focareta – adesso l’azienda dovrà seguire la corretta procedura di informazione ai sindacati e fissare tutti gli incontri richiesti». E GKN, che non è andata al previsto incontro al MiSE – la viceministra Todde lo riconvocherà a breve – ha dato comunque «immediata esecuzione del provvedimento, revocando la suddetta procedura». Annunciando al tempo stesso che impugnerà il decreto, ricorrendo al secondo grado di giudizio.
Comunque sia, adesso Daniele Calosi, che guida la FIOM fiorentina, guarda avanti: «Ora ci sono le condizioni perché l’impresa faccia con noi una trattativa a tutti gli effetti, per consentire non solo di salvare i posti di lavoro, ma anche per dare prospettive a uno stabilimento per il quale non c’è ragione per la cessazione dell’attività».
Poi Calosi e Francesca Re David, segretaria generale FIOM, si tolgono un paio di sassi dalle scarpe: «L’impegno ora è soprattutto del governo. Auspichiamo che agisca in modo adeguato per salvaguardare le produzioni, l’industria e l’impresa. E tocca alla politica, che ha promesso ai lavoratori che sarebbe intervenuta con una legge per evitare casi come questo. Adesso che i licenziamenti non ci sono più, il tempo per farla c’è».
A sera il fondo Melrose che controlla GKN perde quasi il 5% alla borsa di Londra.
E Dario Salvetti, delegato FIOM e nel Collettivo di fabbrica, osserva: «Se io fossi un azionista, inizierei a riflettere su come vengono usati i miei soldi».
Apparso su Il Manifesto in data 21.09.2021
Immagine di Andrea Sawyerr dalla pagina Facebook del Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.