Licenziati in 422 con una mail arrivata sulla loro pec, meccanismo consentito dal Jobs Act, le operaie e gli operai della GKN Driveline di Campi Bisenzio sono entrati comunque nello stabilimento di componentistica auto che i padroni inglesi di Melrose vogliono chiudere, e dal primo pomeriggio di ieri [9 luglio, ndr] sono in assemblea permanente, prendendo la decisione di presidiare la fabbrica giorno e notte. Anche fuori dai cancelli è stato subito organizzato un presidio di solidarietà, sempre più partecipato via via che la notizia veniva data da radio e tv locali e rimbalzava sui social.
Furibondi i sindacati, FIOM CGIL in testa, ed esterrefatto l’intero arco delle forze politiche toscane, da Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, che hanno sempre seguito e appoggiato le vertenze delle combattive tute blu GKN, a Sinistra Italiana, 5 Stelle e PD, fino a Lega e Fratelli d’Italia.
Gelata anche la Confindustria fiorentina, che di fronte alla procedura di licenziamento collettivo «aperta in totale autonomia da Gkn Driveline», spiega che «non aveva avuto alcuna informazione», prendendo le distanze dalle modalità utilizzate.
Solo Carlo Bonomi, leader di Confindustria nazionale, l’ha presa larga, cercando di difendere l’«avviso comune» sottoscritto con il governo e i sindacati confederali. «Chi vuole strumentalizzare questi argomenti vuole solo fare polemiche. L’avviso comune prevede una raccomandazione a usare tutti gli strumenti disponibili, e le aziende che stanno procedendo a chiusure potevano licenziare anche prima, perché la cessazione di attività era una delle clausole esimenti anche in presenza del blocco dei licenziamenti».
Come nel caso dei 152 lavoratori e lavoratrici della brianzola Gianetti, le tute blu della GKN si sono trovate all’improvviso senza più un impiego, dopo aver regolarmente fatto il loro turno fino alla notte precedente.
«Un comportamento vigliacco, senza rispetto per le persone e per il territorio – annota la solitamente moderata FIM CISL – una modalità banditesca che condanniamo senza appello. Proprio questa mattina l’azienda aveva messo tutti i lavoratori in PAR [permesso annuo retribuito] collettivo in vista del ferie estive, e in fabbrica non c’era nessuno. Da informazioni che abbiamo raccolto pare che l’azienda voglia delocalizzare, cosa che non ha nessuna logica visto che poco tempo fa sono stati effettuati importanti investimenti in macchinari e automatizzazione dello stabilimento».
Invece poco prima dell’alba sono stati portati via i server e i software necessari alla produzione di semiassi per diverse case automobilistiche tra cui FCA e Volkswagen, e al mattino i primi operai accorsi si sono trovati davanti non le abituali guardie giurate ma dei buttafuori, che comunque nulla hanno potuto di fronte a centinaia di lavoratori entrati comunque nella «loro» fabbrica.
«Questa è come casa mia – ha spiegato una tuta blu davanti alle telecamere del Tg3 toscano – è da 27 anni che lavoro qui. E da qui non me ne vado».
Dello stesso avviso i delegati sindacali della FIOM in fabbrica: «Non accetteremo licenziamenti – spiega Andrea Brunetti – né alcuna riduzione dei livelli occupazionali». «Siamo l’ennesimo caso di chiusura a tradimento – aggiunge Dario Salvetti – e ci chiediamo quanto dovranno andare avanti storie del genere».
I 41 sindaci della ex provincia di Firenze da oggi saranno a turno in presidio davanti ai cancelli, seguiti con ogni probabilità da quelli pratesi. «Il governo deve intervenire – osserva il presidente toscano Eugenio Giani – questo è un caso nazionale».
Ma non sarà una vertenza facile: quando nel marzo 2018 il «buco» di 1,6 miliardi di euro accumulato da GKN nel fondo pensionistico dei suoi dipendenti convinse gli azionisti ad accettare l’offerta da circa 9 miliardi del gruppo Melrose, specializzato nell’acquisizione e nel risanamento di aziende in difficoltà per poi rivenderle intere o a «spezzatino», intervenne il Governo, preoccupato per il settore aerospazio di GKN. Ma non per quello dell’automotive, tanto che lo scorso anno, in piena pandemia, Melrose a Birmingham ha mandato a casa 185 lavoratori su 600. Senza ricorrere agli ammortizzatori sociali, pur previsti dall’esecutivo inglese in casi del genere.
Apparso su Il Manifesto in data 10.07.2021
Fino a venerdì, la grande strada che Campi Bisenzio ha dedicato ai Fratelli Cervi era conosciuta soprattutto per essere via d’accesso all’enorme centro commerciale dei Gigli, invariabile meta giornaliera per decine di migliaia di persone di ogni età. Ora sta diventando l’epicentro di un sommovimento, altrettanto popolare ma teso alla difesa dei diritti e della dignità del lavoro. Questo almeno è quanto si avverte guardando al pellegrinaggio in corso davanti ai cancelli della GKN. Lì dove i 422 addetti diretti più altre centinaia dell’indotto, licenziati con una mail che li avvertiva della chiusura a freddo della fabbrica di semiassi, hanno risposto ai padroni inglesi di Melrose avviando una occupazione – battezzata “presidio permanente” – destinata a durare.
Di fronte al diktat di un gruppo finanziario che punta a delocalizzare dove il costo del lavoro – cioè diritti e tutele – è più basso, non c’è solo la reazione degli operai, delle loro famiglie e delle organizzazioni sindacali, confederali e di base. Ci sono i sindaci dell’area metropolitana fiorentina e pratese, fascia tricolore indosso per rappresentare le “loro” collettività. Da tutta la Toscana arrivano esponenti di partiti di ogni colore politico. Anche segretari nazionali come Maurizio Acerbo di Rifondazione, primo di una serie di leader che nei prossimi giorni faranno tappa alla GKN. C’è soprattutto un sentimento popolare che sembra cancellare le differenze di idee e orientamento politico. In solidarietà concreta con coloro ai quali, in un attimo, è stato rubato il lavoro. Costituzione alla mano, il fondamento del Paese.
Dentro la fabbrica si organizza la resistenza. “Una cinquantina di noi sono rimasti qui – spiega Andrea Brunetti, delegato interno della FIOM CGIL – abbiamo passato una notte tranquilla e ci siamo svegliati con più consapevolezza di ieri. L’assemblea permanente andrà avanti a oltranza, nelle prossime ore decideremo cosa fare a partire da lunedì”. Poi un ringraziamento: “Sentiamo il sostegno dei cittadini e delle istituzioni. Ieri sera abbiamo fatto un’assemblea aperta ed è iniziata la staffetta dei sindaci. L’autista di un autobus si è fermato a salutarci e sostenerci, sono cose che fanno bene al morale”.
Si fa sentire fra i tanti l’arcivescovo Giuseppe Betori: “Auspico che con l’impegno di tutte le parti interessate e delle istituzioni si possa aprire un dialogo, e trovare una soluzione che metta al centro le persone, la dignità del lavoro, il bene comune”.
Ecco il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “I miei uffici hanno contattato i sindacati, il Mise si sta muovendo per verificare le condizioni in cui è avvenuto l’episodio, si tratta di modalità che non possono essere accettate”.
Il suo segretario politico Enrico Letta è dello stesso avviso: “La vicenda della Gkn è inaccettabile – avverte il leader del PD – l’intero sistema Paese, governo, Confindustria, imprese, deve rendersi conto che se questo è l’andazzo del dopo 30 giugno, allora va cambiato”. Il leghista Matteo Salvini anticipa: “Ho parlato con il ministro dello Sviluppo economico [Giancarlo Giorgetti, ndr], che ha già 100 tavoli di crisi da seguire ma si interesserà anche di questa, e conto che anche la Regione Toscana faccia del suo, perché in queste vicende le Regioni hanno un ruolo fondamentale”.
I vertici di Melrose, il cui titolo ha subito guadagnato il 4,55% in borsa, accampano le consuete giustificazioni: dalla “costante contrazione dei volumi e della domanda” del mercato, al “trend ribassista generalizzato”.
Eppure, nei loro stessi documenti, ci sono le ricerche di settore che parlano invece di un pieno recupero dei volumi di vendita pre Covid dal 2023, e poi di ulteriori incrementi. “È l’unica azienda della componentistica auto che chiude – tira le somme Daniele Calosi che guida la FIOM fiorentina – l’unica spiegazione è che voglia tenere in Italia solo la fabbrica di Brunico, e rifornire Fiat da altri stabilimenti come quello in Slovenia”.
In Brianza, dove i 152 operai della Gianetti Ruote hanno ricevuto lo stesso trattamento e dove si è aperto un canale di solidarietà con GKN, il loro presidio permanente ha già visto la visita di Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e ieri di Maurizio Landini: “Quelli che stiamo vedendo non sono licenziamenti, sono delocalizzazioni. Non stiamo parlando di aziende che non hanno lavoro”.
Così Dalida Angelini segretaria generale della CGIL Toscana, e Massimo Braccini a capo della FIOM regionale, chiedono a CISL e UIL, e alle loro categorie, una risposta generalizzata. Nel segno di quella costruzione “dal basso” di percorsi unitari, nei luoghi di lavoro e sui territori, chiesta subito da PRC e PaP. “Per l’intanto – chiudono Angelini e Braccini – diciamo a Draghi e ai suoi ministri che una soluzione va trovata. Ora, non fra qualche anno”.
Apparso su Il Manifesto in data 11.07.2021
Immagine liberamente ripresa da lastampa.it
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.