Le due notizie sono uscite lo stesso giorno: in alcune rassegne stampa nazionali si è voluto evidenziare come che le dichiarazioni di Papa Francesco sulla convivenza civile abbiano tolto spazio sulla stampa al rinnovo di 2 anni dell’Accordo Provvisorio tra Stato della Città del Vaticano e Repubblica Popolare Cinese (in merito alla nomina dei vescovi).
Il tutto a breve distanza dalla pubblicazione della lettera enciclica Fratelli Tutti, incentrata su tematiche sociali e al centro di una forte attenzione da parte del sistema politico e dell’informazione.
Su questo insieme di novità che arrivano dallo stato pontificio e che attraversano diversi dibattiti sull’effettiva novità di questo pontificato ci confrontiamo nella nostra rubrica settimanale a più voci.
Piergiorgio Desantis
Tempi interessanti e cambiamenti importanti anche all’interno della Chiesa cattolica. Papa Francesco I verrà ricordato, oltreché per le aperture alle unioni civili, soprattutto per il dialogo con l’Oriente, in particolare per gli accordi presi e confermati con il governo cinese. In particolare la conferma dell’accordo sulla nomina condivisa dei vescovi in Cina rappresenta un punto imprescindibile di questo papato, nonostante il pesante intervento diretto del segretario di Stato americano Mike Pompeo. È un fatto dal punto di vista geopolitico assai rilevante che muta equilibri internazionali che durano da decenni. Papa Francesco, oltre a porsi in contrapposizione con la linea della presidenza USA, riesce a inserire la Chiesa cattolica in un corso futuro, ovvero in un mondo sempre più multipolare. Non c’è alcuna preclusione o chiusura per alcune nazioni, piuttosto il riposizionamento vaticano permette di focalizzare l’attenzione mondiale su alcuni punti assai importanti: la pace e le relazioni paritarie tra gli stati per un benessere condiviso.
Dmitrij Palagi
Lo Stato della Città del Vaticano è una realtà peculiare, spesso confusa con il sentimento religioso del cattolicesimo. Il pontefice è un’autorità, dalla quale si può dissentire, mentre sulla disobbedienza si aprirebbe un capitolo lungo e articolato.
L’attuale papa ha scelto un nome su cui incentrare larga parte della sua strategia. Francesco d’Assisi ha una forza evocativa che va oltre i confini dell’istituzione ecclesiastica romana, il cui fine rimane quello di coltivare stabilità e ampliare il campo in cui agisce, rafforzando la sua influenza.In questo quadro generale possono essere lette le due notizie uscite contemporaneamente.
Il rinnovo dell’Accordo provvisorio con la Cina è stato oggetto di polemica da parte del Governo degli Stati Uniti d’America. Se la Casa Bianca prova a denunciare un avvicinamento tra il Partito Comunista Cinese e il soglio pontificio, ecco che il Vaticano ricorda il senso della diplomazia, umiliando per l’ennesima volta la politica internazionale del Partito Repubblicano USA del XXI secolo, che agisce su un piano lontano da quello del diritto. Non tutti i vescovi cattolici in Cina accetteranno di uscire dalla clandestinità. Le tensioni non sono risolte, ma un passo in avanti in termini di stabilità e di rafforzamento è stato ottenuto, da parte di entrambe le realtà, che vedono così una convergenza di interessi, su cui si potrebbe fantasticare con improbabili analogie sulla loro capacità di pensare sul lungo periodo.Le dichiarazioni del papa sui legami affettivi tra persone dello stesso sesso hanno avuto maggiore risonanza mediatica. Sono un punto di passaggio di un percorso avviato da tempo, che prova a far uscire dalla clandestinità quelle persone che si sentono parte della chiesa cattolica, ma trovavano spazio solo in comunità avanzate o caratterizzate in termini generazionali. Non c’è matrimonio possibile e non c’è possibilità di ricondurre tutto a un unico modello tradizionale, almeno per il momento. La Chiesa fa però i conti con una situazione di fatto e non ha alcuna convenienza a far sentire fuori luogo quelle persone che desiderano farne parte. Anche perché la versione conservatrice del cattolicesimo crea evidenti imbarazzi e sostiene ormai un modello escludente ed esclusivo che condannerebbe il cattolicesimo a non aver futuro.Una questione di opportunità. Alla Chiesa convengono queste aperture e l’attuale pontefice ha scelto una strada che al momento lo sta premiando, anche in termini di simpatie. Nello stesso modo si possono leggere le aperture sulla parità di genere e sul ripensare al ruolo della donna nelle nostre società.
Ridicola appare quella parte della cultura italiana che si erge a condannare il pauperismo ostile al capitalismo del pontefice. Il cattolicesimo ha al suo interno diverse letture della società e Papa Francesco, come il suo predecessore, ha una solida tradizione interpretativa, anche del sistema economico.Dalla caduta del Muro di Berlino la Chiesa si è posta il problema di un modello di società privo di alternative che causa disuguaglianze e coltiva un contesto del tutto ostile al cattolicesimo.Cosa che ha smesso in larga parte di fare la sinistra, almeno quella che spesso definisce il papa l’unico a dire certe cose, evidenziando automaticamente come sia lei la grande assente, rispetto ai compiti che dovrebbe svolgere.
Anche perché le parti più avanzate delle comunità cattoliche sono oggi egemoni sui temi sociali e su quello della convivenza civile, ma rimane da precisare come l’omosessualità rimanga un “problema” e un mistero da comprendere e accogliere, anche sulle pagine di un quotidiano aperto quale è Avvenire. Permane la diversità, ma si cerca di includerla.Su eutanasia e aborto la Chiesa rimane su una linea “dura”. In quel caso non ci sono persone da far uscire dalla clandestinità (anzi semmai si relega alla clandestinità). In questo caso l’apertura accetta al massimo che ci sia un dolore da curare. Non accettando che ogni persona sia padrona di se stessa, del proprio corpo, delle proprie decisioni e anche della propria libertà di non rinunciare al dolore, magari scegliendo una strada che viene erroneamente definita di resa.
La Chiesa fa la Chiesa.
Attendiamo che la sinistra faccia la sinistra, o proviamo a essere quello che vorremmo essere, anche con simile capacità di immaginarsi come organizzazione che deve avere una lettura del presente, una strategia su cui orientare la propria azione e una pratica quotidiana coerente con la propria impostazione teorica, avendo cura della sua struttura organizzativa, sapendosi interrogare sulla propria adeguatezza e rinnovarsi. Ricordandosi di non essere uno Stato e neanche una religione.
Jacopo Vannucchi
L’aspetto più interessante dell’ampio spettro di orientamenti politici e sociali esposti dal Papa in questi giorni mi sembra riguardare i rapporti interni con l’ala destra del movimento cattolico.
Per quanto concerne le relazioni con la Cina, nell’attacco di Pompeo alla Santa Sede sono tutt’altro che ininfluenti le ambizioni presidenziali dell’ex direttore della CIA, che in vista del 2024 intende coltivarsi la base religiosa evangelica (da cui proviene egli stesso, che seppure italo-americano non è cattolico). La parallela vicenda della nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema ha ulteriormente evidenziato il peso della destra religiosa: cattolica fervente, madre di sette figli, di cui due adottivi, è stata un ottimo spot per i gruppi integralisti; anche l’aver scelto di proseguire l’ultima gravidanza biologica nonostante la sindrome di Down del feto ha il suo valore nella battaglia contro l’aborto. Se, come tutto lascia presagire, il Senato la confermerà nei prossimi giorni, non solo alla Corte Suprema ci sarà sicuramente una maggioranza per limitare sempre più il diritto di aborto, ma dei sei giudici conservatori cinque saranno cattolici. Di fatto la base militante evangelica sta appaltando ai più rispettabili cattolici la difesa giuridica di un’ispirazione teologico-conservatrice della legge.
La questione dell’aborto, su cui Francesco pure ha sempre inflessibilmente mantenuto la vigente dottrina di contrarietà, rimanda alla questione dei diritti civili. Proprio in questi giorni il Tribunale Costituzionale polacco ha sentenziato che l’aborto di feti malformati è incostituzionale, lasciando così possibile l’IVG solo per i casi di stupro, incesto o pericolo per la vita della madre. Nel 2019 le malformazioni del feto hanno costituito 1074 dei 1110 aborti legalmente praticati in Polonia, mentre si stima che decine di migliaia siano gli aborti clandestini e centinaia di migliaia quelli praticati all’estero.
La Polonia è un caso interessante perché proprio qui troviamo una destra profondamente intrisa di integralismo ultra-cattolico e che ha negli ultimi anni, con picchi raccapriccianti nella campagna elettorale presidenziale di maggio-giugno, condotto una virulenta campagna di odio contro la comunità LGBT+. In questo contesto le considerazioni del Papa costituiscono una inequivocabile scelta di campo nell’attuale divaricazione tra le correnti reazionarie della Chiesa e quelle che, allarmate dall’allontanamento delle giovani generazioni, cercano di mantenersi al passo con il pensiero del tempo.
La Chiesa cattolica resta, in molti suoi aspetti istituzionali, un attore conservatore. Ma lo spostamento dottrinario, seppure parziale, su posizioni maggiormente progressiste costituisce comunque un incremento del progresso.
Alessandro Zabban
La Chiesa non è un’entità unitaria e al suo interno si contano numerose sensibilità e punti di vista. Papa Francesco ha sicuramente dato voce a quella parte del mondo cattolico poco in sintonia con l’organizzazione economica e politica emersa con la fine della Guerra Fredda, in particolare in riferimento alle crescenti disuguaglianze e alla crisi ecologica. Molti parlano di un approccio “mondialista” e quindi parzialmente relativista dal punto di vista almeno politico e culturale che ha spinto il papato verso dichiarazioni di maggiore apertura verso tematiche che dal punto di vista laico ricadono sotto l’etichetta dei diritti civili. Il corso inaugurato da Papa Francesco sembra uno dei quei processi di riassestamento politico che ciclicamente caratterizza la Chiesa, sempre obbligata a doversi confrontare con le trasformazioni storiche che interessano il mondo. Indubbiamente non sono pochi gli analisti che vedono alcune delle dichiarazioni del Papa come poco in sintonia con i dogmi stessi della Chiesa, ma la sensazione è che il Papa voglia darle una svolta politica nel segno di un certo pragmatismo, come si evince dall’apertura a certi temi etici e politici che sono sempre più trasversalmente accettati in società e dall’instancabile sforzo diplomatico nel raggiungere utili accordi con Paesi dove il cattolicesimo è praticato solo da una minoranza.
L’impressione è che Papa Francesco stia cercando di dare un volto meno austero e chiuso della Chiesa, nella speranza di attrarre nuovi fedeli e rivendicare una nuova centralità nelle dinamiche politiche e culturali mondiali, dopo una lunga fase di crisi. Ma la sensazione è che il Pontefice piaccia di più fra chi si definisce ateo o comunque estraneo alla comunità cattolica rispetto a chi opera all’interno, dove si moltiplicano le insofferenze verso il rischio di una perdita di una propria identità.
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Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
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