È giunto alla nostra attenzione che un giornalista che vanta un impressionante seguito sui social network e una conseguente grande potenzialità di influenzare il dibattito (in direzione di un bene comune che immaginiamo gli interessi precipuamente) ha annoverato, in un suo post, il nome del nostro giornale in un elenco di testate e siti da lui stesso definiti fascisti e razzisti, riportati con nomi ironicamente deformati ma per lo più riconoscibili come spazi effettivamente legati all’estrema destra e/o evidentemente più interessati alla diffusione di narrazioni razziste che alla completezza dell’informazione; ma tutti anzitutto accomunati, a suo dire, dal rancore nei suoi confronti.
Non sappiamo se si sia trattato di un caso ma, poiché un nome uguale al nostro è in quel post, ci preme un chiarimento. Per quanto troviamo criticabile l’uso che alcuni giornalisti, professionisti e non, fanno della propria risonanza mediatica, rimarchiamo che il personaggio pubblico in questione sulle nostre pagine non è mai stato nominato se non in alcune recensioni cinematografiche, per sottoscrivere una sua frase di elogio dei film di Clint Eastwood. Ci domandiamo quindi la fonte di tanta accusa, ma forse non è questa la questione.
Il Becco è una testata aperta a opinioni differenti, che cerca il confronto e non la gogna. Difficilmente ci occupiamo del complesso tema della manutenzione delle reti fognarie urbane. Non crediamo che chi partecipa al progetto si preoccupi troppo di coloro che, venuti meno altri passatempi causa lockdown, su questa o quella piattaforma lo criticano.
Ma siamo sempre stati orgogliosamente antifascisti e antirazzisti. Questo deve essere chiaro a tutti, oggi e sempre.
Fermo immagine da Per qualche dollaro in più, nel pubblico dominio
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