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pisMOD
2 Gennaio 2020

La situazione politica in Polonia all’indomani delle elezioni

Jacopo Vannucchi Internazionale

In una sintesi estrema, le elezioni politiche occorse in Polonia il 13 ottobre hanno prodotto i seguenti risultati:

  1. La destra ultraconservatrice si conferma maggioranza assoluta al Sejm (Camera bassa) e maggioranza relativa nel Paese;
  2. La stessa destra perde la maggioranza al Senato;
  3. La sinistra rientra al Senato per la prima volta dopo il 2001;
  4. L’estrema destra supera lo sbarramento (5%) ed entra al Sejm per la prima volta dal 1997 e per la seconda volta dopo il 1945.

Rispetto alle precedenti elezioni, del 25 ottobre 2015, le singole forze politiche hanno parzialmente variato le loro alleanze; i risultati delle due consultazioni possono essere confrontati secondo la seguente tabella:

(Per la panoramica del quadro politico precedente alle elezioni rimando all’articolo dedicato, parte 1 e parte 2)

Già dalla tabella si possono desumere le linee generali degli spostamenti intervenuti negli ultimi quattro anni nell’elettorato polacco:

  1. Un significativo aumento di consensi per la destra al potere;
  2. L’insuccesso della Coalizione civica nel massimizzare il consenso dell’area centrista;
  3. Un deciso aumento della sinistra;
  4. La spartizione dei consensi del movimento di Kukiz tra le varie aree politiche.

I movimenti nell’elettorato

Per scendere a un maggior livello di dettaglio, e cercare di capire quali gruppi sociali si siano effettivamente spostati tra una formazione e l’altra, possiamo confrontare gli exit poll prodotti dalla società Ipsos per il canale televisivo TVN nel 2015[1] e nel 2019[2].

Le preferenze espresse dagli elettori polacchi sono state disaggregate secondo le seguenti variabili: dimensione del luogo di residenza, livello di istruzione, professione, fascia di età, genere, voto espresso alle presidenziali del maggio 2015, voto espresso alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2015.

La destra

Partendo dai vincitori, i maggiori incrementi per PiS li troviamo fra i contadini (+16 punti percentuali), i disoccupati (+12,8) e gli operai (+12,5). Le motivazioni per questo deciso spostamento sono, probabilmente, di duplice natura. Senza dubbio, data la bassa fascia di reddito, si tratta dei ceti sociali che più hanno privilegiato delle misure di spesa pubblica varate negli ultimi quattro anni – in particolare i bonus familiari, la riduzione dell’aliquota fiscale inferiore[3] e l’esenzione fiscale totale per i giovani sotto i 26 anni. Oltre a questo, e anche tralasciando tutta la parte svolta dai sussidii europei all’agricoltura, la pesantissima propaganda culturale in termini di conservatorismo clerico-nazionalista ha senza dubbio fatto breccia nelle campagne e riscaldato i cuori di buona parte della classe operaia.[4] L’aspetto culturale è forse più evidente se scorriamo ulteriormente l’elenco delle avanzate elettorali di PiS: persone con istruzione professionale (+11 punti percentuali), residenti nei villaggi (+9,6), pensionati (+8,7). Come si nota, alcune tra le categorie sono ampiamente sovrapponibili.

Il partito al potere, d’altro canto, riesce a contenere le perdite in pressoché ogni gruppo sociale, con un’unica significativa eccezione: le città sopra i 500.000 abitanti[5], nelle quali cede 4,2 punti percentuali (a fronte di un incremento nazionale di +6!). In questo caso la flessione appare dovuta prevalentemente a fattori di ordine culturale, collegati in particolare alle numerose manifestazioni di protesta degli ultimi anni e soprattutto a quelle che hanno visto una forte adesione giovanile (ad esempio, gli scioperi per il clima o la battaglia per la libertà di abortire).

Il centro

Quanto alla principale forza di opposizione, ossia KO, prima di esaminarne il rendimento occorre ricordare che i suoi predecessori di spicco nel 2015 erano due, non così simili come si potrebbe pensare a prima vista: Piattaforma civica (PO) e [Polonia] Moderna (Nowoczesna).[6]

Entrambi avevano un programma di carattere liberista in economia (Nowoczesna ancor più marcato) e liberale nei diritti civili (soprattutto Nowoczesna), ma le basi di consenso erano assai diverse. PO, fondata nel 2001, ereditava il consenso di due aree tipiche dei primi anni Novanta: i liberisti da un lato, l’ala centrista e non-reazionaria di Solidarność dall’altro. Nowoczesna dava invece voce a un’insoddisfazione, dopo otto anni di governo di PO, dei ceti più dinamici della società polacca, l’insoddisfazione cioè di chi riteneva che lo sviluppo economico e sociale fosse stato troppo debole e troppo timido.

La distribuzione del voto nel 2015 era in effetti ben diversa: PO prevaleva nella Polonia occidentale, ex-tedesca, con solo alcune isole metropolitane all’est (prevalentemente Varsavia e Łódź); Nowoczesna invece, pur con un miglior rendimento anch’essa nell’ovest, si qualificava di fatto come partito delle aree urbane, anche in comuni dell’est dove PO restava indietro (Białystok, Siedlce, Rzeszów, Kielce), ma pressoché inesistente in tutte le campagne.

Se raffrontiamo il dato di KO del 2019 con la somma algebrica di PO e Nowoczesna del 2015, l’unico incremento di rilievo lo troviamo fra gli studenti (+5,3 punti percentuali), a ulteriore conferma dell’attivismo antigovernativo di questo gruppo. Perdite consistenti, invece, tra i pensionati (-6,8), gli ultrasessantenni (-6,7), i disoccupati (-6,5), le persone con istruzione professionale (-5,7) o elementare (-5,3) e, persino, tra gli elettori di Komorowski (PO) alle presidenziali 2015 (-6,5).

Se invece confrontiamo KO con la sola PO, rispetto al 2015 troviamo vistosi incrementi nei gruppi che hanno cavalcato, economicamente o culturalmente, l’onda di uno sviluppo polacco ritenuto ancora non sufficientemente potente: studenti (+12,1 punti percentuali), città sopra i 500.000 abitanti (+12,1), dirigenti e professionisti (+10,9), imprenditori (+10,1), laureati (+9,9), giovani sotto i 30 anni (+9,9). Evidente, quindi, l’apporto di almeno una parte degli ex elettori di Nowoczesna al risultato di KO. Le perdite, però, sono non meno significative: persone con istruzione professionale (-3,5), pensionati (-3,4), persone con istruzione elementare (-3,4), ultrasessantenni (-2,9).

In definitiva, l’area di centro sembra stia attraversando una rilevante trasformazione storica: sta perdendo pezzi dello storico elettorato legato all’esperienza di Solidarność e alla figura di riferimento di Lech Wałęsa, attirando invece un nuovo gruppo forgiatosi non nella Polonia degli anni 1980-1990, bensì in quella degli anni 2010.

La sinistra

Una trasformazione analoga, più contenuta in termini numerici, ma forse ancora più significativa in termini politici, sta interessando anche l’area sinistra dell’elettorato.

Nel 2015 la sinistra si presentò in due liste separate: Sinistra unita (ZL), che raccoglieva tutte le formazioni storiche dell’area, e Razem (“Insieme”), un partito nuovo ispirato a Podemos. La divisione del voto fu letale per entrambe le liste e per la prima volta dal 1945 al Sejm non vi fu una deputazione della sinistra.

Quest’anno è stata costruita una lista unitaria fra i tre contraenti di SLD, Razem e il nuovo partito di Wiosna (“Primavera”)[7]. L’esperimento è stato tanto più significativo in quanto alle elezioni europee le tre formazioni avevano scelto tre vie diverse: la SLD con la “Coalizione europea” dell’opposizione moderata, Wiosna per proprio conto e Razem con qualche altra forza minore di sinistra.

La grande sfida della lista unitaria della Sinistra (Lewica) era riuscire a tenere insieme i due tronconi fondamentali dell’elettorato: quello di derivazione social-comunista, costituito perlopiù da pensionati, dipendenti pubblici, operai socialmente conservatori, e quello giovanile contemporaneo, liberale in tema di diritti civili e che non solo non ha nostalgia della Repubblica Popolare, ma anzi la ripudia apertamente usandola semmai come pietra di paragone per gli attuali metodi autoritari del regime di PiS.

Nel 2015 Wiosna non esisteva, ma possiamo prendere come bacino di riferimento la somma di ZL+Razem. Rispetto a quest’area, la Lewica del 2019 ha incrementi in segmenti davvero significativi: studenti (+15,1 punti percentuali), giovani sotto i 30 anni (+9,8), elettori di Komorowski alle presidenziali 2015 (+6,5), città sopra i 500.000 abitanti (+5,9), dirigenti e professionisti (+4). Le perdite, seppure contenute, sono altrettanto eloquenti: contadini (-2,5), operai (-1,9), disoccupati (-1,8).

È evidentissimo, nel primo gruppo, l’apporto dell’elettorato liberale-progressista legato a Robert Biedroń, il leader di Wiosna; nel secondo, invece, quello che vediamo scemare è l’elettorato tradizionale del PZPR, rosicchiato dalla concorrenza di PiS – ed è difficile dire cosa sia stato più influente, se le politiche welfariste oppure il conservatorismo sociale.

Gli aumenti nei settori liberal dell’elettorato sono ancora più vistosi se confrontiamo la Lewica con la sola ZL del 2015: studenti +20,5; giovani sotto i 30 anni +15; città sopra i 500.000 abitanti +12,1; elettori di Komorowski +11,3; dirigenti e professionisti +9; laureati +8,7. Nel 2015 questi settori si erano rivolti altrove: in parte a Razem, in parte a forze più liberali.

Il centrodestra

Riguardo l’opposizione di centrodestra, rappresentata dalla KP, possiamo distinguervi le erosioni dei suoi due contraenti, ossia il PSL (partito dei contadini) e il movimento antipolitico del rocker Paweł Kukiz.

Rispetto alla somma algebrica di tali due liste nel 2015, la KP non conosce alcun incremento, mentre subisce perdite pesanti nei seguenti gruppi: studenti (-15,2 punti percentuali), giovani sotto i 30 anni (-14,6), contadini (-10), operai (-9,7), persone di età 30-39 anni (-7,2), abitanti dei villaggi (-7,1), disoccupati (-6,9), persone con istruzione secondaria (-6,7). Chi sono questi gruppi sociali? In parte, come autoevidente, l’elettorato storico del partito dei contadini. In altra parte, i ceti che avevano inizialmente sostenuto la crescita economica dei governi liberali ma che nel 2015 si erano rivolti a Kukiz, prima alle presidenziali e poi alle politiche, per manifestare il sentimento rabbioso di sentirsi tagliati fuori da quella crescita: la classe operaia di età non giovanissima ma neppure ante-1989, residente in quelle aree intermedie tra la metropoli e la campagna: le città medie di provincia, oppure le periferie delle città maggiori.

Ma non tutto questo patrimonio elettorale è andato perduto. Se infatti confrontiamo il risultato della KP con quello del solo PSL del 2015, notiamo una perdita netta tra i contadini (-3,4 punti percentuali), ma al tempo stesso guadagni significativi nelle fasce che nel 2015 tipicamente avevano appoggiato Kukiz: città fra i 200.000 e i 500.000 abitanti[8] (+6), giovani sotto i 30 anni (+6), disoccupati (+5,9), studenti (+5,9), persone fra i 30 e i 39 anni (+5,4).

La KP ha dunque la potenzialità di dar luogo ad un’opposizione moderata di centrodestra unendo due tronconi diversi: quello storico dell’elettorato rurale meno aggressivamente nazionalista, e invece più orientato sulla difesa degli interessi degli agricoltori, e quello recente di Kukiz.

La destra estrema

Infine uno sguardo all’estrema destra: l’unica perdita di rilievo della Konfederacja rispetto alla lista Korwin del 2015 è fra gli studenti (-3,7 punti percentuali), mentre aumenti forti si hanno fra le persone di età 30-39 anni (+3,4) i giovani sotto i 30 anni (+2,9), gli imprenditori (+2,8), i dirigenti (+2,8), gli operai (+2,6) e gli impiegati (+2,3).

Questi gruppi sono probabilmente in fuga da altre forze di destra (PiS e il movimento di Kukiz), a cui rimproverano o una troppa spesa pubblica assistenziale o, forse, un’insufficiente determinazione nel perseguire una politica sociale che vorrebbero ancor più reazionaria, se non dichiaratamente fascista: ad esempio, nel programma elettorale della Konfederacja si chiedevano il ripristino della pena di morte, leggi contro gli omosessuali, il divieto totale di aborto (ad oggi l’IVG è permessa in caso di stupro, rischi gravi per la vita della madre o gravi malformazioni del feto).

Flussi tra liste

In effetti, se guardiamo a come si sono ridislocati i votanti del 2015, possiamo ordinare le liste di allora per il tasso di fedeltà dei loro elettori e dividerle in tre macro-gruppi.

  1. Al primo posto, come da molti anni, PiS, che trattiene ancora il 90,4% dei propri sostenitori. Gli altri si sono sparsi fra un po’ tutti i contendenti, con una leggera prevalenza della KP e, comprensibilmente, una minore presenza della sinistra. PiS è l’unica forza che riesce a perdere solo un decimo dei propri precedenti elettori ed è anche l’unica ad essersi presentata nella stessa forma del 2015 (estendendo, semmai, la propria egemonia su formazioni minori ospitate nelle proprie liste).

Nel secondo gruppo troviamo invece quelle liste che mantengono una percentuale di elettori nell’ordine del 60-70%. Si tratta di formazioni che, rispetto al 2015, si sono ripresentate in forma diversa ma costituendo comunque l’ossatura della loro nuova coalizione.

  1. Anzitutto, col 71,4%, il sostegno di ex elettori di ZL a Lewica. Un 18% ha invece dato la propria preferenza alla coalizione centrista (si tratta, evidentemente, degli ecologisti e dei fuorusciti dalla SLD).
  2. Segue, al 68,8% la quota di elettori di PO che hanno confermato il voto a KO. Specularmente ai voti ricevuti da sinistra, la stessa PO ne perde verso Lewica (16,1%) e, nel quadro di un distacco dall’elettorato tradizionale, anche verso la KP (8,5%).
  3. Troviamo al 68,4% il tasso di elettori del PSL che hanno seguito il partito nella coalizione con Kukiz. I restanti si dividono in parti pressoché uguali tra le tre principali forze di destra, centro e sinistra.
  4. Sono il 65,8% gli ex elettori della lista Korwin che hanno scelto la Konfederacja nel 2019. Gli altri si dividono fra le restanti quattro forze, con una prevalenza (10,1%), un po’ a sorpresa, del centro.

Il terzo gruppo è costituito dai partiti che, autonomi nel 2015, sono stati nel 2019 inglobati in coalizioni di cui hanno costituito il partner minore. Non stupisce che questi bacini conoscano una dispersione del voto ben più ampia, e le direzioni di questa dispersione sono forse le più interessanti per capire i sommovimenti dell’elettorato polacco.

  1. Solo il 55,5% degli elettori di Razem ha espresso la propria preferenza per la lista unitaria Lewica. La diffidenza nei confronti degli eredi della Repubblica Popolare e/o il desiderio di fornire nuovamente un voto di protesta, anti-istituzionale, sono stati troppo forti per la restante quota, che si è rivolta prevalentemente a KO (22,8%) e anche alla KP (10,3%, presumibilmente per seguire Kukiz). Il restante 11% si divide tra le due forze reazionarie, PiS e Konfederacja.
  2. Una quota simile – il 53,7% – sono gli elettori di Nowoczesna che confermano il voto a KO. Tra gli altri c’è però, in questo caso, un vincitore nettissimo: la sinistra, che raccoglie il 27,5%. Segue molto distaccata la KP con l’8,7% mentre gli altri si dividono fra i due partiti di destra. Può sembrare strano che oltre un quarto degli elettori di un partito nettamente liberista scelgano di dirigersi verso una coalizione di sinistra, ma diventa molto meno strano se consideriamo due fattori: in primis, entrambe le aree sono schierate nel settore liberal della battaglia culturale; in secondo luogo, entrambe esprimono un atteggiamento di fiducia nei confronti dello sviluppo economico della Polonia, anche se intendono governarlo in modo diverso. Nell’attrarre questi elettori è stata sicuramente decisiva la figura di Biedroń.
  3. Del tutto esploso, invece, è il movimento di Kukiz. La KP è soltanto al terzo posto (21,9%) nei consensi espressi dagli elettori della rockstar nel 2015, dietro la Konfederacja (23,9%) e PiS (22,2%). Al 16,1% troviamo la KO (Kukiz stesso era stato inizialmente un sostenitore di Piattaforma civica) e al 12,2% la Lewica. È evidente il carattere eterogeneo delle spinte di insoddisfazione sociale che avevano trovato una agglomerazione contingente in quel movimento di protesta.

Il post-elezioni

Dopo le elezioni il primo banco di prova per la maggioranza è stata l’elezione del Maresciallo ( = Presidente) del Senato. La composizione del Senato è la seguente:

La prima mossa di PiS è stata, comprensibilmente, quella di cercare un accordo con la KP, che sarebbe stato fondato probabilmente su ulteriori sovvenzioni agli agricoltori, e di offrire ministeri di peso ai senatori indipendenti. L’accordo politico con la rappresentanza dei contadini, in particolare, sarebbe stato molto pericoloso poiché avrebbe ulteriormente rafforzato la stretta del potere sulle campagne e con essa la crescente divisione culturale del Paese.

In ogni caso, il tentativo non è riuscito. L’8 novembre le opposizioni hanno ufficializzato il proprio sostegno unitario per il senatore Tomasz Grodzki, eletto per la KO nel collegio di Stettino Città. Il 12 novembre Grodzki è stato eletto con 51 voti a favore contro 48 per il Maresciallo uscente Karczewski (PiS) e 1 astenuto. Come si vede, i numeri corrispondono esattamente alla somma algebrica opposizioni – PiS – senatrice indipendente. Raggiunto lo scranno del Maresciallo, Grodzki ha aperto il proprio discorso dicendo: «Questa è una vittoria per la democrazia» e sollevando entrambe le braccia tenendo le dita a V – in un evidente riferimento al gesto di Churchill.[9]

La prossima occasione per testare la tenuta del sistema di potere di PiS, e inoltre l’evidente crescita della sinistra e dell’estrema destra, che hanno toccato nei sondaggi i massimi storici da molti anni, saranno le presidenziali di maggio 2020, nelle quali Duda cercherà di eguagliare il post-comunista Kwaśniewski e diventare il secondo Presidente ad ottenere il rinnovo del mandato.

Ciò che la destra farà per assicurarsi la vittoria può essere noto dalle prime mosse del nuovo gabinetto di Morawiecki. Come si vede dai risultati elettorali, la Polonia continua a essere spaccata in due metà: il 13 ottobre il gruppo destra-destra estrema ha raccolto il 50,4%, contro il 48,5% della triade delle opposizioni. Replicare questo piccolo vantaggio al secondo turno significherebbe confermarsi alla guida dello Stato. È dunque al programma fascista della Konfederacja che si sono ispirati i primi annunci del governo: l’intenzione di rendere reato l’educazione sessuale a minori, equiparandola alla pedofilia, e la proposta di negare il pagamento dello stipendio per le giornate di malattia (ad oggi retribuite all’80%) entro 90 giorni dalla più recente assenza (ferie comprese).

Resta da vedere se questa saldatura riuscirà oppure se un simile programma ultra-reazionario non scatenerà un’ancor più avversa reazione delle fasce che già oggi contestano radicalmente l’attuale regime politico.

Non va dimenticato, infatti, che una delle più profonde divisioni dell’elettorato polacco passa per la linea anagrafica dei 50 anni, come si può vedere in questo riassunto percentuale:

Si può notare che la linea dei 50 anni separa, sommariamente, chi è diventato adulto prima del mutamento di sistema politico ed economico del 1989 da chi è diventato adulto dopo il 1989. Nel primo gruppo è e resterà egemone la narrazione anticomunista fondata sullo scontro frontale tra nazional-clericalismo e “bolscevismo”; nel secondo gruppo, verso la Repubblica Popolare c’è soprattutto un sentimento di distanza e lo scontro politico è fondato non nel passato, ma nel presente. Se questa direzione si manterrà, PiS avrà bisogno di trovare nuove ragioni di consenso tra le generazioni più giovane per mantenere il suo attuale vantaggio.

Questo è vero a maggior ragione osservando cosa accade a sinistra: il 14 dicembre la SLD e Wiosna hanno annunciato la prossima confluenza in un partito unico nominato Nowa Lewica (“Nuova Sinistra”; Razem si è di nuovo chiamato fuori). In questa formazione è evidente che, per le medesime ragioni anagrafiche richiamate dianzi, si affievolirà sempre più l’eredità storica della Repubblica Popolare per lasciare spazio a esperienze più contemporanee e che contano, oggi, su una vasta militanza giovanile.


Immagine da www.flickr.com

https://wyborcza.pl/1,76842,19087125,wybory-2015-pis-u-zwyciestwo-totalne-wygral-wsrod-mlodych.html

2 https://tvn24.pl/wybory-parlamentarne-2019/sondaz,475

3 Il reddito delle persone fisiche viene tassato secondo due aliquote: 18% (ridotta appunto al 17%) e 32%.

4 Di sfuggita, i dati degli exit poll per le fasce professionali “operai” e “disoccupati” in Polonia presentano, storicamente, una similarità molto forte.

5 Varsavia, Cracovia, Łódź, Breslavia, Poznań.

6 Trascurabile, invece, il peso degli altri due contraenti, entrambi schierati con la sinistra nel 2015 (i Verdi e Iniziativa Polonia, all’epoca neanche nata e ancora interna alla SLD).
7 https://www.ilbecco.it/wiosna-il-partito-per-una-nuova-primavera-polacca/
8 Danzica, Stettino, Bydgoszcz, Lublino, Białystok, Katowice, Gdynia, Radom, Częstochowa, Toruń.
9 https://www.youtube.com/watch?v=Cr9stj3eoZI

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Jacopo Vannucchi

Nato a Firenze nel 1989. Ho conseguito la laurea triennale in Storia con una tesi sul thatcherismo e la magistrale in Scienze storiche con una ricerca su Palazzuolo di Romagna in età risorgimentale. Di formazione marxista, mi sono iscritto ai Democratici di Sinistra nel 2006 e al Partito Democratico nel 2007.

archivio.ilbecco.it/autori/itemlist/user/2658-jacopo-vannucchi.html
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