Basta una firma per l’antifascismo?
Una riflessione sull’antifascismo in Italia, a seguito della raccolta di firme per la proposta di legge contro la propaganda fascista e nazista, da poco conclusa.
Una riflessione sull’antifascismo in Italia, a seguito della raccolta di firme per la proposta di legge contro la propaganda fascista e nazista, da poco conclusa.
L’apparente staticità del voto nasconde sommovimenti più profondi, tra il malcontento giovanile e la tattica di PiS di fascistizzare il paese un pezzettino alla volta.
Il periodo 2001-2006 (esteso al 2011 saltando la parentesi del centrosinistra 2006-08) è stato il più lungo periodo continuativo nell’Italia del dopoguerra in cui fascisti o post-fascisti abbiano condiviso responsabilità di governo. All’apice della polemica antiresistenziale si oppone però una ripresa della coscienza della memoria nel centrosinistra.
Forse il decennio più duro per la memoria della Resistenza, apertosi con il crollo del sistema internazionale nato dalla sconfitta del fascismo e proseguito con il prendere piede del revisionismo storico.
Se il PCI continuò ad insistere sulla questione dell’unità di tutte le forze popolari e democratiche, il PSI tornò a ricollegare la Resistenza al Risorgimento, neutralizzandone la carica rivoluzionaria.
Tra il 1965 e il 1966 in Indonesia furono sterminate un numero compreso tra 500’000 e 2 milioni di persone, nel più grande massacro anticomunista della Guerra Fredda.
Quando ad essere negato è il diritto di esistere, la sua prima rivendicazione è la visibilità. Una storia che ha radici nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 in un locale di New York, lo Stonewall Inn.