Ogni dettaglio del dramma umanitario in corso viene dato in pasto alla macchina che genera audience e interazioni online; la notizia è sempre più intrattenimento, finendo per sacrificare tanto la dignità delle persone coinvolte quanto il dovere dell’informazione.
L’aggressione subita da Saverio Tommasi a una manifestazione contro il Green Pass obbliga a riflettere sul ruolo di giornalista e sulla visione deformata che la nostra società ha finito per averne.
Come tristemente mostrato con gli ultimi fatti di cronaca, il giornalismo si confonde sempre più con la narrazione, la notizia con il romanzo, in una rincorsa spregiudicata al coinvolgimento e le interazioni del pubblico sui social media.
Comunicazione istituzionale, rapporto con le notizie, dialogo con i propri contatti: l’accesso alle informazioni e la qualità delle interazioni hanno a che fare con la libertà, cosa tanto più tangibile durante una crisi come una pandemia.
Una conversazione con Bruno Mastroianni, social media manager per trasmissioni RAI ed esperto di comunicazione.
Le polemiche attorno al lockdown per le festività sembrano dimenticare che alcune restrizioni possono tutelare la salute delle persone più fragili, quelle per le quali la ripresa di una vita normale non dipende dalla legge ma dalla speranza di superare la pandemia il prima possibile.
Inverosimili storie di alunni da prelevare coattamente in caso di sintomi da Covid-19, preoccupazioni e nodi ancora da sciogliere sulla sicurezza in aula: la riapertura delle scuole sembra troppo vicina per la capacità delle istituzioni di organizzarsi e delle famiglie di orientarsi.
Una riflessione che si concentra, più che sulla vicena di Alex Zanardi, su come questa è stata raccontata.
La tutela della salute non è una scusa per sbattere il mostro in prima pagina, anche perché il “mostro” ha la sola colpa di essere stato contagiato.
Lavorare sei ore al giorno per quattro giorni alla settimana favorirebbe la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di vita, ma l’idea rischia distrarre dall’importanza di lottare per condizioni migliori sul posto di lavoro.
È facile condannare l’esclusione di un bambino autistico da una recita scolastica ma non è altrettanto facile rendere veramente possibile a tutti partecipare: servono intelligenza, comprensione e strategie all’altezza della sfida. Anche perché la sfida non si presenta solo a Natale.