Ogni dettaglio del dramma umanitario in corso viene dato in pasto alla macchina che genera audience e interazioni online; la notizia è sempre più intrattenimento, finendo per sacrificare tanto la dignità delle persone coinvolte quanto il dovere dell’informazione.
[Dall’archivio]
Una responsabilità particolare nella comunicazione “senza filtri” sui social media è quella della politica e delle narrazioni che costruisce. Seconda parte dell’analisi della comunicazione in rete.
[Dall’archivio]
A partire da due letture, di Vera Gheno e Bruno Mastroianni, un’analisi delle forme della comunicazione nello spazio della rete, tra opportunità di incontro e degenerazione nello scontro.
Come tristemente mostrato con gli ultimi fatti di cronaca, il giornalismo si confonde sempre più con la narrazione, la notizia con il romanzo, in una rincorsa spregiudicata al coinvolgimento e le interazioni del pubblico sui social media.
Da sempre la comunicazione politica ha usato slogan per arrivare in maniera immediata. Negli ultimi anni, anche grazie alle nuove tecnologie, questa comunicazione, anche sottoforma di meme, risulta fondamentale per la costruzione del consenso.
Comunicazione istituzionale, rapporto con le notizie, dialogo con i propri contatti: l’accesso alle informazioni e la qualità delle interazioni hanno a che fare con la libertà, cosa tanto più tangibile durante una crisi come una pandemia.
Una conversazione con Bruno Mastroianni, social media manager per trasmissioni RAI ed esperto di comunicazione.
Siamo sempre stati orgogliosamente antifascisti e antirazzisti. Questo deve essere chiaro a tutti, oggi e sempre.
La narrazione caricaturale o allarmista di scoperte scientifiche rinforza l’idea che la ricerca si occupi di argomenti noiosi e/o inutili, oltre ad alimentare un sentimento apocalittico contrario all’impegno per migliorare le cose.
Inverosimili storie di alunni da prelevare coattamente in caso di sintomi da Covid-19, preoccupazioni e nodi ancora da sciogliere sulla sicurezza in aula: la riapertura delle scuole sembra troppo vicina per la capacità delle istituzioni di organizzarsi e delle famiglie di orientarsi.
La tutela della salute non è una scusa per sbattere il mostro in prima pagina, anche perché il “mostro” ha la sola colpa di essere stato contagiato.